Da + parti in questi giorni si era dato adito a questa voce di corridoio, in linea con i diktat del governo Berlusconi, su cui era nostra intenzione fare chiarezza con il comunicato che segue. Dopo l’articolo di oggi sul Resto del Carlino, a maggior ragione, rinnoviamo la richiesta di una interrogazione da parte delle opposizioni nel prossimo consiglio comunale della settimana prossima…
Dopo le aperture odierne del sindaco forzista Brandoni, favorevole nel perpretare la svendita di Falconara agli interessi di parte, tutti possono capire come il cambio dell’orchestra suona la stessa musica: Falconara paga sempre per tutti, cassa di compensazione degli affari regionali e nazionali: ora oltre le Megacentrali Api vogliono farci digerire anche il CPT alla Saracini. Così non sarà…
A proposito di un eventuale Centro di Permanenza Temporanea nella città di Falconara.
In questa settimana da più parti si alimentano voci circa una futura localizzazione nella nostra Città di un Cpt. Se oltre le semplici deduzioni politiche i diffusori di simili voci, che alimentano la preoccupazione non solo dei migranti ma anche dei cittadini sensibili ai valori di democrazia libertà e diritti civili, sono a conoscenza di altre più circostanziate informazioni, le rendano pubbliche, senza gettare altra benzina sul fuoco. Per parte nostra richiediamo con fermezza e celerità alle opposizioni presenti in consiglio comunale di presentare una immediata interrogazione al prossimo consiglio comunale per fare chiarezza sulla vicenda e rendere pubblica la posizione della nuova amministrazione Brandoni in materia.
Sembra dedursi infatti che, in linea con il nuovo indirizzo politico del Governo Berlusconi che prevede l’istituzione di almeno un Cpt per regione, localizzato tendenzialmente in ogni capoluogo d’Italia, sarà probabile (in barba alle velleità di riconoscimento del ruolo di servizio che la nostra Città ricopre verso gli enti locali provinciali e regionali ed alla necessità di una riduzione del peso di questo scomodo ruolo, in termini e ambientali e di sicurezza) scaricare questa ennesima patata bollente a Falconara.
Perché no? Visto che abbiamo l’API, la Quadrilatero, il By Pass ferroviario, le future centrali elettriche, i rigurgiti xenofobi e chi più ne ha più ne metta…
Non tollereremo la presenza di questi centri di violenza e barbarie, questi moderni “lager” a sfondo razziale, né, come un tempo alcuni prefiguravano (scatenando una contrarietà generalizzata che ha rispedito al mittente il progetto…), nelle aree dismesse dell’Aereonautica militare nei pressi del nostro aereoporto, né tantomeno alla caserma Saracini, come sembra prefigurino alcuni oggi.
Seconda la nuova giunta la ex caserma Saracini dovrebbe diventare un “polo per la sicurezza”, parole che vogliono dire tutto e niente, ma che certo delimitano e circostanziano il suo utilizzo. Ma tra la sede dei mezzi della Protezione Civile e un CPT, ce ne passa…
Attualmente la Saracini è in via di alienazione da parte del Demanio Pubblico, ed è interessata dalla “grande opera” del Bypass ferroviario, l’ennesimo favore all’Api, ai danni dei cittadini falconaresi.
Pochi mesi orsono il Cipe ha stanziato i fondi per il By Pass ferroviario, il cui progetto attuale prevedrebbe il drastico ridimensionamento o addirittura l’abbattimento della ex caserma.
L’utilizzo della Saracini per realizzare un Cpt in quella zona, insieme all’arretramento della ferrovia, trasformerebbero il quartiere di Fiumesino in un autentico ghetto, schiacciato tra raffineria, Cpt e ferrovia. Geniale soluzione dei nuovi urbanisti della segregazione e delle banlieus, che controbilancia la chiusura della “moschea” (che tale non è, trattandosi di una semplice associazione) di Villanova, giustificata dall’amministrazione comunale con presunti problemi di integrazione e sicurezza.
Ricordiamo che i Cpt, luoghi di detenzione amministrativa finalizzati alla preparazione dell’espulsione dei cittadini privi di documenti, “san papiers”, sono in realtà, luoghi di sospensione del diritto, dalla dubbia legittimità costituzionale, all’interno dei quali vige un regime arbitrario, spesso disumano, e di continua violazione dei diritti umani, verso soggetti che non hanno realmente commesso alcuna lesione della sfera personale altrui. Queste strutture, dovunque sono sorte, sono state soggette in più riprese a polemiche e conflitti, circa il trattamento inumano cui vengono sottoposti i detenuti e per i problemi di ordine pubblico provocati nei territori che le ospitano. Il nuovo pacchetto sicurezza di Maroni, con l’istituzione del reato di clandestinità, l’allungamento dei tempi di detenzione nei cpt e la legalizzazione della figura del “sindaco-sceriffo”, certo peggiorerà la situazione già resa precaria e drammatica dalla Bossi-Fini, e comporterà la necessaria estensione di queste carceri illegali. Ricordiamo come la Bossi Fini in oltre 5 anni di applicazione non solo non ha migliorato né gestito il fenomeno immigrazione, ma si è posta come il principale ostacolo a reali forme di integrazione e regolarizzazione, costringendo la monodopera migrante a sorreggere la nostra economia secondo un modello di “lavoro nero senza diritti”, accelerando i drastici fenomeni di precarizzazione e clandestinizzazione del lavoro, e approfondendo i conflitti sociali e lo scontro di civiltà…altro che la sbandierata sicurezza, siamo sull’orlo di un apartheid di fatto!
Ricordiamo come già nel 2004 il tentativo di installare un cpt, specificatamente a Corridonia nel maceratese, scatenò una campagna generalizzata di opposizione dei cittadini e delle reti marchigiane in difesa dei diritti civili, conclusasi con l’occupazione e la sospensione del consiglio comunale del 4 marzo (e l’uso della forza per sgomberare l’aula), ove si sarebbe dovuta votare l’approvazione della struttura, e il ritiro da parte della giunta, fortemente delegittimata dalla vicenda, della proposta.
Qui a Falconara simili politiche razziste e antidemocratiche, lesive dei diritti e degli interessi di tutta la comunità falconarese, troveranno la stessa accoglienza.
CSA Kontatto-Ambasciata dei Diritti
Falconara Marittima
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CPT, l’informazione negata
Appello dei giornalisti italiani
I giornalisti italiani non possono entrare nei Centri di permanenza temporanea e assistenza. Il Ministero dell’Interno ha sempre vietato l’ingresso agli operatori dell’informazione in nome del diritto alla privacy degli immigrati, anche quando il Garante replicava che sulla loro privacy decidono gli immigrati e nessun altro.
In questi giorni il Ministero è arrivato a vietare l’ingresso dei giornalisti persino in una struttura che doveva ancora entrare in funzione: è il caso del Cpta di Gorizia dove una cronista aveva chiesto di entrare prima che venisse aperto, evidenziando che finché non vi sono immigrati non si viola nessuna privacy. Il Ministero ha risposto che l’articolo 21del Regolamento sull’immigrazione, al comma 7, stabilisce quali sono le figure autorizzate all’ingresso nei Cpta (familiari delle persone detenute, ministri di culto, avvocati e rappresentanti di ambasciate).
E’ scontato replicare che quel comma non a caso, non contempla la figura dei parlamentari ai quali, in virtù del loro ruolo, è invece consentito ispezionare i centri. Stessa cosa dovrebbe valere per i giornalisti. Ma soprattutto vale sottolineare che esiste un altro articolo numero 21, nella Costituzione, che sancisce la libertà di stampa. Per questo chiediamo che ai giornalisti sia consentito entrare e raccontare cosa sono i Centri di permanenza Temporanea.
E’ arrivato il momento di porre fine a questa prassi illegittima, finora adottata con un tale scrupolo, da rendere inevitabile la domanda: cosa c’è da nascondere?
Prime firme:
Giovanni Maria Bellu, Mariuccia Ciotta, Milena Gabanelli, Fabrizio Gatti, Gad Lerner, Gabriele Polo, Paolo Rumiz, Piero Sansonetti, Gian Antonio Stella.
*** Questo appello è già stato inviato all’Ordine nazionale dei giornalisti, per chiedere che intervenga presso il Ministero dell’Interno.
Per aderire all’iniziativa: cptverita@libero.it
Adesioni:
1) Riccardo Quintili, condirettore de Il Salvagente
2) Stefano Mencherini autore di Mare Nostrum
3) Flora Cappelluti, ex-corrispondente di Reporters sans frontières Italia
4) Tana de Zulueta, parlamentare, giornalista
5) Giancarlo Castelli, giornalista free-lance
6) Sergio Segio Gruppo Abele di Milano
7) Neva Cocchi – Progetto Melting Pot
8) Cinzia Gubbini il manifesto
9) Giovanna Boursier Report
10) Stefano Galieni Liberazione
11) Luigi Turel, Il Piccolo, Gorizia.
12) Antonio Rolli, giornalista
13) Checchino Antonini, Liberazione
14) Guido Amato, giornalista de La Repubblica.
15) Angelo Mastrandrea, il manifesto
16) Antonio Massari, giornalista free lance
17) Stefano Liberti, il manifesto
18) Zappon Milena – Radio Sherwood
19) Adriano Todaro, direttore responsabile di “carteBollate”
giornale dei detenuti del carcere di Milano-Bollate
20) Lucio Manisco
21) Gianni Manisco, giornalista
22) Massimiliano Melilli, giornalista RaiNews24 – scrittore
23) Carlo Lania, il manifesto
24) Fabio Bovi, MEGACHIP Piemonte
25) Ernesto Milanesi, Il Mattino di Padova
26) Giuseppe Giulietti, Associazione Articolo 21
27) Federico Orlando, Associazione Articolo 21
28) Tommaso Fulfaro, Associazione Articolo 21
29) Giorgio Santelli, Articolo 21
30) Stefano Corradino, Articolo 21
31) Paolo Mondani, giornalista Rai
32) Roberto Canò, fotografo indipendente
33) Francesco Orro
34) Gianni Rossi, giornalista
35) Guido Barella redattore de Il Piccolo – red. Gorizia; consigliere nazionale Ordine dei Giornalisti
36) Valentina Petrini, giornalista
37) Mirella Marzoli, giornalista Rai
38) Loris Campetti, il manifesto
39) Fabio Della Pietra Ufficio stampa Cooperativa Itaca – Pordenone
40) Stefano Sentieri
41) Sergio De Martino
42) Dino Riganti
43) Elvira Furian
44) Massimo Balliana
45) Ferdinando Cancedda
46) Riccardo Iacona, giornalista Rai
47) Elisabetta Norzi, Redattore Sociale
48) Elleuno Radio
49) Giuseppe Salvaggiulo, Il Giornale – Interni
50) Tamara Izzi
51) Massimiliano Melilli
52) Walter Bauzon
53) Michele cascioli
54) Maria Laura Papa, Et Cinematografica
55) Vittoria Prisciandaro, Jesus
56) Leopoldo de Gironcoli, giornalista pubblicista, “Isonzo-Soca Giornale di Frontiera” di Gorizia
57) Teresio Gornati
58) Roberto Zichittella, giornalista di Famiglia Cristiana
59) Laura Maglione
60) Barbara Carazzolo
61) Paola De Falco
62) Giorgio Bisagna, Coordinatore Regionale Sicilia Consiglio Italiano Rifugiati
63) Beatrice Montini, l’Unità on line
64) Marco Milli
65) Fabio Lusignoli, Praga
66) Fulvio Dionisio
67) Giovanni Ferrò, Jesus
68) Cir, Consiglio italiano per i rifugiati
69) Eri Garuti, giornalista professionista
70) Mitia Chiarin giornalista professionista presidente dell’Associazione della stampa veneziana e consigliere nazionale dell’Ordine dei giornalisti
71) Roberto Porta
72) Fabrizio Rappini, Giornalista professionista Corriere Romagna
73) Gianluca Nigro
74) Maurizio Gressi, responsabile internet e comunicazione del Comitato per la promozione e protezione dei diritti umani
75) Francesco D’Annunzio
76) Samulele Frecchiero
77) Mario Boccia, giornalista professionista
78) Franca Verrone
79) Maria Assunta Verrone
80) Stefano De Guido
81) Cristina Marini
82) Giampaolo Di Stefano
83) Raffaella Sisti
84) Nicola Franceschetti
85) Alberto Vitucci
86) Carlo Muscatello, giornalista del “Piccolo” di Trieste presidente Assostampa del Friuli Venezia Giulia
87) Sergio Manca
88) Alberto Merli
89) Chiara Esposito
90) Alberto Merli
91) Alessandro Bellucci
92) Ugo Dinello, Nuova Venezia
93) Maria Roberta Borelli
94) Antonio Priston
95) Luigi Del Re
96) Ciro Troise
97) Ludmilla Bimbi
98) Alberto Maino
99) Matteo Turchi
100) Giovanni Bossi
101) Giovanni Smimmo
102) Angela Cavalcante
103) Marianna Nicoletti
104) Gian Franco Sias
105) Viviana Spinella
106) Pignata Camillo
107) Cristina Correani
108) Amos Belvisi
109) Salvatore Pappalardo
110) Anna Maria Fumusa
111) Carlo Moreschi
112) Donato Perreca
113) Antonella Taranto
114) Francesco Scarselletta
115) Stefano Berta
116) Catia Briganti
117) Dean Buletti, giornalista
118) Sebastiano Privitera
119) Paola Merlotti
120) Perla Dipoppa
121) Elisabetta Tedone
122) Massimo Del Santo
123) Antonio Andreozzi Paolino
124) Nadia Redoglia
125) Francesco Modica
126) Carla Reggiani
127) Duccio Pedercini, giornalista
128) Adriana Valente
129) Giulio Vittorangeli, Associazione Italia-Nicaragua
130) Niccolò Guasti
131) Luca Vidoz
132) Dario Desio
133) Marina Spaccini
134) Giorgio Pellis
135) Walter Musacchi
136) Fausto Pellegrini
137) Dolores Meo
138) Andrea Millotti
139) Lina Vincentini
140) Lia Masi
141) Claudio Buttice
142) Marco Scipolo
143) Fausto Caffarelli
144) Maria Francesca Viscone, giornalista pubblicista
145) Nicola Spinaci
146) Maria Primerano
150) Marc Innaro, giornalista
151) Loredana Bury
152) Renzo Barbaran
153) Tommaso Ciarli
154) Ettore Zerbino
155) Renata Ilari
156) Silvia Cristofari
157) Esther Valzano
158) Sandro Pase
159) Angela Rigoli
160) Daniele Barbieri, giornalista
161) Tiziana Dal Pra, Associazione “Trama di Terre”
162) Roberto Barbieri
163) Rosanna Guglielmi
164) Piero Farneti
165) Tiziana Boari
166) Fulvio Mazza, giornalista e saggista storico
167) Roberto Vignoli, Informationguerrilla
168) Ileana Primerano
169) Elisa Marincola
170) Gerardo Orsi
171) Pierangelo De Stefanis, “Associazione Terrapatria”
172) Giulia Roncucci
173) Ivano Iogna Prat
174) Mimmo Consales, giornalista professionista
175) Raphael D’Abdon
176) Lorenzo Cuppi
177) Francesca Galdo
178) Roberto Visentin
179) Flavio Fusi
180) Giuseppe Piccolo
181) Dario Paoletti
182) Simone Corti
183) Cristina Carolfi
184) Francesca Gamba
185) Raffaella Raia
186) Davide Vizzini
187) Maria Rosaria La Morgia
188) Michele Rizzo
189) Riccardo Chartroux, giornalista
190) Michele Stoppa
191) Gabrielle Politi
192) Alessandra Tarquini
193) Grazia Bellini
194) Claudia Berton
195) Flavio Lotti
196) Gabriele Ranieri
197) Assunta Sarlo, giornalista
198) Alessia Martalò
199) Roberto Morotti
200) Guglielmo Faraone
201) Ciro Renino
202) Gianni Calmanti
203) Roberto Natale, Segretario Usigrai (sindacato dei giornalisti Rai)
204) Claudio Anselmino
205) Marina Nardi
206) Matteo Bartocci, il manifesto
207) Anita Braschi, Chiese Valdesi e Metodista del Triveneto ( VII Circuito)
208) Alessandra Longo, La Repubblica
209) Giovanni Pascoli
210) Algerino Marroncelli
211) Nicola Di Pumpo
212) Daniele Contardo
213) Iaia Vantaggiato, il manifesto
214) Maria Regina Zanelli
215) Mirella Manocchio, ministro di culto della chiesa metodista d’Italia
216) Dario Riccardo Giuliani
217) Leana Quilici, l’Osservatorio per la Pace del Comune di Capannori (LU)
218) Silvia Argenton
219) Luciano Punzi
220) Giorgio Mecarelli
221) Alex Scvone
222) Antonio Alcaro
223) Simonetta Secco
224) Samuele Fischetti
225) Antonio Carrozzo
226) Duilio Giammaria
227) Riccardo Sanfilippo
228) Emanuele Trigiani
229) Claudia Carbone
230) Maria Citelli
231) Stefano Sentieri
232) Matteo Bartocci, il manifesto
233) Sabrina Giannini Report
234) Stefania Rimini, Report
235) Livio Quagliata, La Repubblica
Vertice al Viminale fra i ministri dell’Interno e della Difesa
un gruppo di lavoro comune individuerà i siti più idonei
Immigrazione, caserme dismesse
potrebbero ospitare i nuovi cpt
Maroni: l’obiettivo è avere una struttura per regione pronta nel giro di due mesi
nei giorni in cui il ddl del pacchetto sicurezza sarà approvato dal Parlamento
Vertice al Viminale fra i ministri dell’Interno e della Difesa
un gruppo di lavoro comune individuerà i siti più idonei
Immigrazione, caserme dismesse
potrebbero ospitare i nuovi cpt
Maroni: l’obiettivo è avere una struttura per regione pronta nel giro di due mesi
nei giorni in cui il ddl del pacchetto sicurezza sarà approvato dal Parlamento
Il cpt di TorinoROMA – Strutture militari non più in uso potrebbero essere utilizzate per la realizzazione di nuovi centri di identificazione ed espulsione per immigrati, (gli ex cpt, centri di permanenza temporanea). E’ uno dei risultati del vertice fra il ministro dell’Interno, Roberto Maroni e il ministro della Difesa, Ignazio La Russa.
Nel corso dell’incontro, fa sapere il Viminale, è emersa “piena convergenza” sulle recenti misure legislative per la sicurezza contenute nel pacchetto sicurezza e sulla necessità di individuare nuovi Centri di identificazione ed espulsione. A questo scopo, il ministro La Russa ha fornito proposte sull’utilizzazione di strutture militari dismesse. E’ stato quindi deciso di istituire un gruppo di lavoro tra i due ministeri, Interno e Difesa, che procederà all’individuazione dei siti ritenuti più idonei ad ospitare le nuove strutture.
E’ il disegno di legge approvato nello scorso Consiglio dei ministri a rendere necessaria l’apertura di nuovi Centri in cui trattenere gli immigrati irregolari in attesa dell’espulsione. Il provvedimento stabilisce infatti che il tempo di permanenza in queste strutture si allunghi dagli attuali 60 giorni a 18 mesi. Questo – insieme all’introduzione del reato di immigrazione clandestina prevista dallo stesso ddl – comporta l’esigenza di nuovi Centri.
Il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, ritiene necessarie altre dieci strutture. L’obiettivo, ha spiegato, è averne una per regione pronte nel giro di due mesi, quando il ddl del pacchetto sicurezza sarà probabilmente approvato dal Parlamento. Attualmente sono 10 i cpt operativi: Bari-Palese (196 posti), Bologna (95), Caltanissetta (96), Lamezia Terme (75), Gradisca d’Isonzo (136), Milano (112), Modena (60), Roma (300), Torino (92), Trapani (57).
Per i nuovi si pescherà, dunque, tra le caserme dismesse della Difesa, che potrebbero essere allestite rapidamente, secondo quanto assicurato da La Russa a Maroni. E sarà il gruppo misto Interno-Difesa a visitare le strutture e scegliere quelle idonee ad ospitare i centri di identificazione e espulsione.
di MARCO CATALANI
FALCONARA – Dopo il no del Comune all’ipotesi del Cpt alla caserma Saracini, il clima politico si fa più disteso anche se non mancano gli attacchi da parte dell’opposizione per il balletto di dichiarazioni dei giorni scorsi. In vista del consiglio comunale di ieri sera che, fatta eccezione per una dichiarazione iniziale del sindaco Goffredo Brandoni, non si è addentrato in una discussione sull’argomento, il capogruppo Pd Emanuele Lodolini ha parlato di “maggioranza confusa: in 48 ore ha cambiato idea e c’è una differenza profonda rispetto alle posizioni dei parlamentari del Pdl». L’onorevole Carlo Ciccioli infatti si era detto da subito d’accordo all’idea di Centro identificazione ed espulsioni nell’area dell’ex caserma, vista la vicinanza con il porto dorico che negli ultimi tempi ha fatto registrare un’impennata degli accessi irregolari. Di diverso avviso invece il Pdl cittadino che ha giustificato il suo no per la vicinanza della zona con obiettivi sensibili (Api e Sanzio).
Lodolini intanto tende una mano. «Se questa – dice – è la loro reale intenzione, possiamo anche votare insieme il no al Cpt di Falconara». Soddisfazione anche nel Pd provinciale. «Il Pd – spiega Leonardo Animali – manterrà comunque l’odg in consiglio provinciale perché è importante che al Governo venga dato un messaggio politico forte e chiaro sulla contrarietà di un Cpt nel nostro territorio. Anche perché, nonostante il positivo ravvedimento, non potremmo certo sentirci garantiti, nell’eventuale confronto con il governo, da un sindaco che in soli 4 giorni si contraddice». In discussione ieri anche la composizione delle varie commissioni consiliari. Il Pdl sembra abbia individuato già i presidenti: si parla di Giorgia Fiorentini per il Bilancio, Ludovico Luogo per Urbanistica, Diego del Prete a Turismo e Politiche giovanili, Ivano Astolfi per l’Ambiente, Luca Cappanera per la Sicurezza e Raimondo Baia ai Servizi Sociali. La Fiorentini e il capogruppo Clemente Rossi, insieme al presidente del consiglio Marco Giacanella, parteciperanno anche alla commissione speciale per revisionare lo Statuto e regolamento comunale.
Ecco un riassunto di quel che è successo in questi ultimi tre giorni dentro al Cpt di Torino, scritto incollando i brani delle telefonate che abbiamo ricevuto da dentro.
http://marciume.noblogs.org/…o-tre-giorni-al-cpt
Falconara non vuole il Cpt
Raffica di no all’ipotesi di un centro accoglienza all’ex Saracini
di MARCO CATALANI
FALCONARA Un Cpt alla ex-caserma Saracini? Si tratta solo di un’ipotesi ma attualmente rappresenta l’unica idea del Governo per dotare le Marche, come previsto dal pacchetto sicurezza per tutte le regioni d’Italia, di un centro di permanenza temporaneo. L’idea ha però originato un vero e proprio polverone di dichiarazioni e le minoranze sono pronte a dar battaglia. Il Partito Democratico ha depositato un’interrogazione urgente che sarà discussa nel prossimo Consiglio comunale di giovedì nella quale invita l’amministrazione comunale a fare chiarezza. «L’individuazione nella ex Caserma Saracini di un Cpt – si legge nel testo presentato dal capogruppo Emanuele Lodolini – avrebbe un impatto negativo sull’equilibrio del territorio e la programmazione territoriale comunale, rendendo il Comune soggetto passivo di iniziative decise lontano che non passano per la riqualificazione di Fiumesino e privando il diritto di una comunità di scegliere e determinare, in base alle proprie esigenze, i criteri e le finalità di riutilizzo delle aree dismesse». Duro l’attacco anche da parte di Cittadini in Comune. «Non è più accettabile – dice Loris Calcina – subire decisioni prese al di fuori del contesto comunale. Falconara necessità di scelte che non compromettano il già precario equilibro sociale. Il Cpt accentuerebbe quel senso di insicurezza che già oggi molti cittadini avvertono. Si discuta in Consiglio comunale come la Saracini possa essere trasformata in una risorsa per poi aprire un tavolo con Provincia e Regione». Ed anche dal mondo dei centri sociali partono critiche incandescenti. «L’utilizzo della Saracini – secondo i ragazzi del Kontatto e dell’Ambasciata dei Diritti – per realizzare un Cpt, insieme all’arretramento della ferrovia, trasformerebbero il quartiere di Fiumesino in un autentico ghetto, schiacciato tra raffineria, Cpt e ferrovia». Dal centrodestra però l’orientamento sembra essere quello di confermare il Cpt falconarese. «L’ipotesi – dice l’onorevole Carlo Ciccioli – mi trova completamente d’accordo. Aumenterebbero così i controlli perché un Cpt rafforza la sicurezza e la vigilanza». Certo è che se veramente il Cpt arrivasse a Falconara occorrerebbe “aggiornare” anche il piano di evacuazione del quartiere in caso di incidenti alla Raffineria Api. Ma nemmeno questo sembra intimorire Ciccioli. «Non dimentichiamoci – sottolinea – che in quella caserma c’erano 1300 militari in un periodo nel quale la sicurezza della raffineria non era certamente quella di oggi. La proposta va ovviamente esaminata in tutti i suoi aspetti». E il sindaco Goffredo Brandoni? Dopo aver ipotizzato nel suo programma di mandato per l’ex Saracini un polo della Sicurezza per ospitare le sedi di Protezione Civile e Vigili del Fuoco, porterà l’argomento in discussione nella giunta di oggi. Ieri ha incontrato i Comitati di Villanova e Fiumesino che si oppongono all’idea. «Nessuno da Roma – dice – mi ha scritto o fatto sapere nulla di questa cosa. In giunta, visto che non decido solo io, prepareremo una risposta comune da dare qualora venissimo interpellati».
http://www.globalproject.info/art-16110.html
“QUA SIAMO COME IN UN CANILE”
Tra pacchetti sicurezza e campagne d’odio per il diverso
si muore nel CPT di Torino
Un morto dopo cinque giorni. E’ questo il bilancio della
prima settimana di funzionamento del nuovo CPT di corso
Brunelleschi – via Mazzarello. Il “nuovo” centro di
detenzione è stato inaugurato in gran segreto lunedì
mattina e, costato 12milioni di euro per la prima parte dei
lavori, è una delle eredità che due anni di governo
centro-sinistro ci regala, e soprattutto regala alla destra
oggi nuovamente al potere.
E la prima vittima del “nuovo CPT, più umano e più
civile”, si chiamava Hassan Nejl, magrebino 38 anni, che la
scorsa notte è morto, probabilmente a causa di una
polmonite, senza aver ricevuto
le cure adeguate, abbandonato a se stesso, nonostante da due
giorni continuasse a lamentarsi.
Il racconto che emerge da una intervista rilasciata al
quotidiano “la Repubblica” da uno dei
compagni di Hassan, Mohammed è agghiacciante.
«Per tutta la giornata di venerdì stava malissimo. Si
lamentava. Non si reggeva in piedi.
Aveva la febbre alta, mi ha persino chiesto di toccargli la
fronte perché sentissi anch’io».
Alle tre di pomeriggio è stato visitato dal medico di
guardia, nell’infermeria della Croce Rossa.
«Ma forse pensavano fosse una cosa leggera o non gli hanno
creduto perché gli hanno dato una
medicina, se ho capito bene un antibiotico, senza nemmeno
verificare se potesse essere allergico.
Hassan era tossicodipendente, prendeva il metadone, aveva
problemi, stava ancora male. Eppure
non hanno voluto più saperne di lui.L’hanno lasciato solo.
L’hanno trattato come un animale».
A mezzanotte e mezza la situazione si è aggravata.
«Ho perso la voce a furia di urlare a mezzanotte e
quarantacinque gridavamo tutti.
Dopo un po’ è arrivato un addetto della Croce Rossa. “Fino
a domani mattina non c’è il medico”,
ha spiegato. Poi se n’è andato. Hassan si è steso sul
suo letto, era caldo, stava malissimo… ».
Al mattino Hassan è stato trovato morto, e nel lager è
tutt’ora in corso uno sciopero
della fame da parte degli altr* migranti.
Da nove anni -dalla sua prima apertura- denunciamo
l’abominio che i CPT rappresentano, chiamando in causa tutti
coloro che riteniamo responsabili dell’esistenza di queste
carceri illegali all’interno delle nostre città, che sono
poi gli stessi responsabili della morte di Hassan: in primo
luogo le “forze dell’ordine” e la CRI impegnati nella
gestione del CPT di Torino; molti dei governatori locali
Sindaco Chiamparino in testa, che lo hanno sempre avallato,
sottolineandone l’importanza all’interno della gestione
delle politiche
migratorie; il precedente Governo di centro-sinistra,
impegnato per mesi a raccontarci
la favola del “superamento dei CPT”, che si è tradotta in
un CPT nuovo, per metà ampliato
e oggi ritornato nelle mani del centro-destra; l’attuale
governo impegnato con i decreti legge sulla sicurezza a
creare un clima di odio nei confronti degli immigrati sempre
più dipinti da politici e giornalisti come stupratori,
spacciatori, delinquenti. Ancora una volta siamo indignati e
indignate, perchè già sappiamo in anticipo che la
terribile morte di Hassan diventerà al limite un argomento
di cui dibattere nei salotti dorati della politica, dove
alla fine l’affanno è dare risposte securitarie stimolando
il basso ventre della popolazione italiana, e in tutto
questo clima di paura che accende le guerre tra poveri, se
un giovane muore dentro un CPT che importanza ha? Era
clandestino, era quello che ci viene quotidianamente
additato come il male, come quello da cui bisogna tutelarsi,
anche con posti come i CPT… ma chi tutela il male quando
il bene si prepara ad ammazzare?
La morte di Hassan non è stata una tragedia casuale: la
morte di Hassan è stato un omicidio!
E il CPT è di fatto un carcere dove vengono rinchiuse
persone che non hanno commesso
nessun reato (al contrario di quanto vorrebbero sancire i
provvedimenti autoritari varati la settimana scorsa dal
consiglio dei ministri), e dopo molti anni di lotte e
iniziative contro la struttura di corso Brunelleschi, sono
ancora le parole che Mohammed fa giungere dall’interno a
dirci che dobbiamo continuare a chiedere la chiusura di
questi lager legalizzati: “Fate qualcosa per noi, dite la
verità. Venite a vedere come siamo trattati. Qua siamo
come in un canile, dove se abbai nessuno risponde”.
VERITA’ E GIUSTIZIA PER HASSAN!
CHIUDERE I CPT ORA!
Giovedì 29 maggio ore 21:00
Assemblea antirazzista in quartiere
(il luogo verrà comunicato a breve)
Sabato 31 maggio ore 15:00 piazza Sabotino
Corteo Verità e Giustizia per Hassan e
per la chiusura del CPT di Torino
csoa Gabrio
Via Revello 3
Zona San Paolo
Torino
Morto numero 2: da peace link:
Il nuovo Cpt di Torino
TORINO – Per indicare il punto esatto in cui è successo, i ragazzi
magrebini dietro alle sbarre, passandosi un telefonino di mano in mano,
spiegano: “Zona rossa, cella numero 2”. Lì, ieri mattina alle 8, è stato
trovato morto Hassan Nejl, nato Casablanca il 27 marzo 1970, trattenuto da
dieci giorni al Cpt con un decreto di espulsione firmato dal questore di
Padova. “Era nel suo letto con la schiuma alla bocca – raccontano –
abbiamo urlato tutta la notte per chiamare i soccorsi, ma non è venuto
nessuno. L’hanno trattato come un cane”.
[…]
Il prefetto Paolo Padoin è stato avvisato quasi subito: “I primi riscontri
hanno stabilito che quel ragazzo è morto per una malattia – spiega – forse
una polmonite. So che era stato visitato da un medico della Croce Rossa
nel primo pomeriggio di venerdì. Se ci fossero state davvero delle
omissioni di soccorso durante la notte, ma è un fatto ancora tutto da
accertare, toccherà alla magistratura chiarire eventuali responsabilità”.
E’ già stata disposta l’autopsia.
[…]
Vicino a lui, fino all’ultimo, è rimasto Mohammed
Alhuiri, 25 anni, iracheno: “Per tutta la giornata di venerdì stava
malissimo. Si lamentava. Non si reggeva in piedi. Aveva la febbre alta, mi
ha persino chiesto di toccargli la fronte perché sentissi anch’io”. Alle 3
è stato visitato dal medico di guardia, nell’infermeria della Croce Rossa.
“Ma forse pensavano fosse una cosa leggera o non gli hanno creduto –
racconta Alhuiri – perché gli hanno dato una medicina, se ho capito bene
un antibiotico, senza nemmeno verificare se potesse essere allergico.
Hassan era tossicodipendente, prendeva il metadone, aveva problemi, stava
ancora male. Eppure non hanno voluto più saperne di lui. L’hanno lasciato
solo. L’hanno trattato come un animale”.
A mezzanotte e mezza la situazione si è aggravata. “Ho perso la voce a
furia di urlare – spiega Alhuiri – a mezzanotte e quarantacinque gridavamo
tutti. Dopo un po’ è arrivato un addetto della Croce Rossa. “Fino a domani
mattina non c’è il medico”, ha spiegato. Poi se n’è andato. Hassan si è
steso sul suo letto, era caldo, stava malissimo…”.
Ieri mattina suo fratello voleva parlargli. Visto che Hassan Nejl non ha
il telefono, ha chiamato al numero di cellulare di un altro immigrato
marocchino trattenuto nel Cpt. “Sono andato per passargli la chiamata e
l’ho visto – racconta – aveva gli occhi sbarrati e la bava alla bocca. Non
respirava più”. L’hanno portato di nuovo in infermeria. Ma era troppo
tardi. Alle 8 di mattina il medico di guardia ha constatato il decesso.
Da la Repubblica online
TORINO – Per indicare il punto esatto in cui è successo, i ragazzi magrebini dietro alle sbarre, passandosi un telefonino di mano in mano, spiegano: “Zona rossa, cella numero 2”. Lì, ieri mattina alle 8, è stato trovato morto Hassan Nejl, nato Casablanca il 27 marzo 1970, trattenuto da dieci giorni al Cpt con un decreto di espulsione firmato dal questore di Padova. “Era nel suo letto con la schiuma alla bocca – raccontano – abbiamo urlato tutta la notte per chiamare i soccorsi, ma non è venuto nessuno. L’hanno trattato come un cane”.
Di sicuro non poteva esserci inaugurazione più tragica per il nuovo Centro di permanenza temporanea di Torino. Stessa area, ma ingresso diverso su via Mazzarello. Costato 12 milioni di euro per la prima metà dei lavori, in muratura, più civile e più sicuro, nelle intenzioni della Prefettura, era entrato in funzione in gran segreto lunedì mattina. Doveva essere un periodo di rodaggio. Sessanta persone trattenute, che diventeranno 130 a lavori ultimati. Ma dopo cinque giorni è successo quello che non era mai capitato nei nove anni di gestione precedente.
Il prefetto Paolo Padoin è stato avvisato quasi subito: “I primi riscontri hanno stabilito che quel ragazzo è morto per una malattia – spiega – forse una polmonite. So che era stato visitato da un medico della Croce Rossa nel primo pomeriggio di venerdì. Se ci fossero state davvero delle omissioni di soccorso durante la notte, ma è un fatto ancora tutto da accertare, toccherà alla magistratura chiarire eventuali responsabilità”. E’ già stata disposta l’autopsia.
Ora al Cpt non ci sono più i vecchi container di lamiera. Le gabbie che delimitano le varie zone sono nuove ma altrettanto alte. Hassan Nejl è morto in una camerata da sei posti, appena dipinta di giallo, con due bagni e una doccia. Vicino a lui, fino all’ultimo, è rimasto Mohammed Alhuiri, 25 anni, iracheno: “Per tutta la giornata di venerdì stava malissimo. Si lamentava. Non si reggeva in piedi. Aveva la febbre alta, mi ha persino chiesto di toccargli la fronte perché sentissi anch’io”. Alle 3 è stato visitato dal medico di guardia, nell’infermeria della Croce Rossa. “Ma forse pensavano fosse una cosa leggera o non gli hanno creduto – racconta Alhuiri – perché gli hanno dato una medicina, se ho capito bene un antibiotico, senza nemmeno verificare se potesse essere allergico. Hassan era tossicodipendente, prendeva il metadone, aveva problemi, stava ancora male. Eppure non hanno voluto più saperne di lui. L’hanno lasciato solo. L’hanno trattato come un animale”.
A mezzanotte e mezza la situazione si è aggravata. “Ho perso la voce a furia di urlare – spiega Alhuiri – a mezzanotte e quarantacinque gridavamo tutti. Dopo un po’ è arrivato un addetto della Croce Rossa. “Fino a domani mattina non c’è il medico”, ha spiegato. Poi se n’è andato. Hassan si è steso sul suo letto, era caldo, stava malissimo…”.
Ieri mattina suo fratello voleva parlargli. Visto che Hassan Nejl non ha il telefono, ha chiamato al numero di cellulare di un altro immigrato marocchino trattenuto nel Cpt. “Sono andato per passargli la chiamata e l’ho visto – racconta – aveva gli occhi sbarrati e la bava alla bocca. Non respirava più”. L’hanno portato di nuovo in infermeria. Ma era troppo tardi. Alle 8 di mattina il medico di guardia ha constatato il decesso.
Ora gli agenti dell’ufficio immigrazioni della questura sorvegliano le case gialle. Tutti gli immigrati hanno annunciato lo sciopero della fame: “Fate qualcosa per noi – urlano – dite la verità. Venite a vedere come siamo trattati. Qui siamo come in un canile, dove se abbai nessuno risponde”.
(25 maggio 2008)