oggi pomeriggio appuntamento con gli amici writers e gli Hottafaya per ricordare Mat al sottopasso ferroviario di Villanova, vicino alla Squadra Rialzo.
ecco uno dei primi risultati dello studio epidemiologico in atto a falconara
Liceale stroncata a diciott’anni dalla leucemia
FALCONARA – “Era bella dentro e fuori”. Una delle insegnanti la descrive così, ma non riesce a dire di più, perché è difficile per tutti pensare che Ilenia se ne è andata. Si erano lasciati a giugno con la promessa di rivedersi per l’ultimo, decisivo anno di liceo, ma Ilenia Morsucci alla fine di agosto è stata colpita da un male che non perdona e che se l’è portata via in neanche cinquanta giorni. Nonostante le cure, nonostante la sua tenacia e la sua voglia di lottare. La studentessa diciottenne (“li aveva compiuti il 29 settembre, in ospedale”, ricordano gli amici) ha chiuso gli occhi per sempre lunedì e ieri per tutto il liceo “Cambi” è stato un giorno di lutto. In classe (la V B) professori e compagni non hanno quasi avuto la forza di parlare, di commentare, di fare lezione. Solo silenzio e lacrime in attesa di uscire da scuola per l’ultimo saluto in ospedale. “Era speciale – assicura una delle insegnanti – non era brava, era eccezionale, una valutazione scolastica superlativa, la media fra il nove e il dieci e poi un carattere meraviglioso, era una persona corretta, affidabile, spontanea, sempre allegra”. E tanto generosa, dicono tutti quelli che l’hanno conosciuta. “Una così brava – prosegue l’insegnante – poteva stare sulle sue, fare la superiore, mettersi un po’ sul piedistallo e invece no, lei aiutava tutti, era disponibile, dava i suoi appunti. Credo che sia stata una delle mie migliori alunne e una delle più brave del liceo, se non proprio la più brava in assoluto dell’anno scorso”. Secondogenita di una famiglia molto unita ed affettuosa, Ilenia era anche una bella ragazza, “aveva un fisico slanciato, un bel sorriso, era un angelo”. Ma, assicurano i professori, “con una forza di volontà mostruosa”. “Fin quando ne ha avuto la forza ha studiato anche in ospedale – osserva un altro insegnante – le abbiamo mandato del materiale e lei ci ha fatto avere un po’ di compiti delle vacanze, ma le avevano detto che doveva stare tranquilla e guarire, poi tutto si sarebbe sistemato, le avremmo dato una mano, tutti l’avrebbero aiutata con il cuore, perché tutti le volevano un gran bene”. “Non studiava e basta – dice il fratello Loris – aveva tante passioni e poi faceva sport, giocava a pallavolo, l’estate scorsa aveva fatto per un mese volontariato all’istituto Bignamini ed era super disponibile con tutti”. “Voleva studiare medicina – continua Loris – aveva deciso di specializzarsi in ematologia per curare i bambini leucemici e proprio quel male l’ha portata via prima che il suo sogno potesse realizzarsi”. Sul sito della sua squadra la Star Volley Falconara c’è una bella foto che la ricorda ed un saluto all’amica ed all’atleta. Oggi alle 15 e 30 nella chiesa parrocchiale di Santa Maria Goretti del quartiere Stadio accanto alla famiglia ci saranno tutti gli amici, i compagni di classe e gli insegnanti.
Un pescatore di Villanova ha prestato i primi soccorsi
“Uno correva, l’altro era a terra”
FALCONARA – E’ stato un pescatore di Villanova a prestare i primi soccorsi a Mattia Chiappa, ma l’intervento per quanto tempestivo non è servito a nulla. E neanche l’arrivo dell’automedica di Ancona Soccorso e della Croce Gialla di Falconara, con i medici che hanno tentato di rianimarlo, è servito a salvare Mattia. “Ero qui nella zona con amici e stavamo sistemando le barche come sempre – racconta il pescatore – quando un ragazzo stravolto ed agitatissimo è venuto di corsa a chiamarci”. Le prime parole sono state ’venite, venite il mio amico sta male, è caduto da un vagone’. Era sotto choc”. I pescatori si avvicinano al muro di recinzione che separa lo scalo merci dalla spiaggetta di Villanova e guardando sotto i carri ferroviari fermi sui binari riescono a vedere un corpo steso a terra. In un attimo uno di loro salta la barriera e corre, passando fra i mezzi, perché Mattia in quel momento sembra solo svenuto. “Era steso sulla schiena – prosegue il pescatore – un po’ girato su un lato e aveva un ferita sul collo. Ho creduto che fosse senza conoscenza a causa del volo e gli ho fatto un massaggio cardiaco, poi ho pensato alla scossa e sapendo che qualche volta provoca una morte apparente ho provato con la respirazione bocca a bocca, ma non c’è stato niente da fare. Il ragazzo era già morto”. Anche i soccorritori
L’uomo quindi chiama in rapida successione il 118 e il 112 e ai Carabinieri chiede di avvisare la Polfer che c’è stato un incidente lungo lo scalo merci. “Per far fermare l’eventuale movimentazione dei vagoni merci – spiega – perché stavano arrivando anche altre persone e rischiava di essere pericoloso”. “Ho fatto quello che potevo – commenta il pescatore – il ragazzo che ha dato l’allarme aveva detto che l’amico era vivo, mi dispiace moltissimo non essere riuscito a salvarlo, ma la corrente continua a 3000 volt non perdona”.
M.M.
Trovato fra i capanni
Bombolette di vernice nello zaino
FALCONARA – E’ stato dimenticato fra due gruppi di capanni ad un centinaio di metri dall’edificio dell’ex tiro a volo, lo zainetto blu contenente gli strumenti di lavoro dei due writer che ieri mattina sono entrati nello scalo di Villanova. All’interno dello zainetto sporco di colori e di certo molto usato, c’erano ancora diverse bombolette spray, quasi tutte senza tappo di chiusura e prive anche del cappuccio “spruzzatore”. Nella taschina davanti dello zaino, invece, Mattia, o il suo misterioso amico, avevano accuratamente riposto un guanto abbastanza pesante (probabilmente usato per proteggere le mani dagli spruzzi della vernice) e tutti i cappucci delle bombolette. Lo zainetto, gettato dall’amico di Mattia nel momento in cui il ragazzo ha saltato la barriera per cercare aiuto, è rimasto lì tutta la mattina senza che nessuno se ne rendesse conto o lo collegasse al tragico fatto accaduto a pochi metri di distanza. “Ce ne siamo accorti per caso – dice uno dei pescatori della zona – poi abbiamo pensato ai due ragazzi perché scuotendolo si sentiva il rumore tipico delle bombolette spray che al loro interno hanno una pallina”. “In effetti – proseguono i pescatori – l’amico di Mattia lo deve avere lanciato quando è venuto a chiedere aiuto, ma nella concitazione del momento non ci avevamo fatto caso”.
M.M.
Matteo Chiappa, 23 anniera un noto graffitaroL’altro è sotto choc“Volevamo scattare delle foto al mare”
Era entrato con un amico nello scalo merci di Falconara. Ha toccato i cavi dell’alta tensione
Sale sopra un vagone, folgorato giovane writer
FALCONARA – Vittima di un’imprudenza o di una distrazione. O probabilmente della sua stessa passione per i graffiti che dipingeva cercando di rendere meno grigi i muri della sua città e le vite degli altri. Mattia Chiappa, 23 anni di Falconara, molto noto anche ad Ancona per il suo talento di writer, è morto ieri mattina mentre passeggiava sul tetto di un vagone in sosta nello scalo merci falconarese. Il ragazzo, che abitava con i genitori all’inizio del quartiere Villanova, deve aver toccato con la testa o con un braccio i fili dell’alta tensione che alimentano la linea ferroviaria. La scarica di corrente a 3000 volt l’ha folgorato scaraventandolo giù fino al quarto binario interno dello scalo merci. A nulla sono valsi i soccorsi prestati prima da alcuni pescatori accorsi e poi dagli uomini del 118.
La tragedia è accaduta ieri mattina intorno alle 10. Mattia era con un amico, più o meno della sua stessa età, che ha dato l’allarme e poi è stato portato al pronto soccorso in stato di choc. Il ragazzo è stato sentito come testimone dagli investigatori della Polfer, che in base al suo racconto hanno fornito una prima ricostruzione, ancora approssimativa, secondo cui i due giovani erano entrati nello scalo merci per fare delle foto invogliati dalla splendida giornata di sole. E sembra che Mattia abbia deciso di salire sul tetto del treno proprio per fare delle foto dall’alto verso il mare. Proprio per questo motivo il writer potrebbe essersi arrampicato su uno dei vagoni fermi, anche se la stessa veduta panoramica si può godere dalla poco lontana terrazza dell’ex tiro a volo, facilmente e comodamente accessibile salendo da un’ampia scala. Non è escluso neppure che Mattia avesse in mente di approfittare della bella mattinata di sole per realizzare un altro dei suoi graffiti multicolori, proprio nella zona dello scalo merci o lungo la spiaggia di Villanova, dove aveva già dipinto alcuni visi stilizzati di donne africane sui muri fin allora scrostati dei bagni pubblici. Un’ipotesi ancora tutta da confermre, ma che potrebbe essere avvalorata dal ritrovamento fra i capanni di uno zainetto contenente diverse bombolette spray, l’armamentario tipo dei wraiter. Lo zainetto, secondo la testimonianza di alcuni testimoni, sarebbe stato abbandonato dall’amico di Mattia mentre correva a chiedere aiuto. Un’altra possibilità, accennata da chi era ieri mattina in spiaggia al momento dell’incidente, è che il writer volesse controllare uno dei suoi graffiti, temendo che fosse stato rovinato e deturpato da un altro disegnatore. Quale che fosse il motivo, per i due ragazzi entrare nello scalo merci non è stato difficile perché all’altezza del primo sottopasso (lato nord), la recinzione manca del tutto e il muretto si abbassa notevolmente.
E mentre vagava sul tetto, Mattia non avrebbe avvertito la pericolosa vicinanza dei fili dell’alta tensione, che corrono a non più di due metri di altezza dall’apice dei carri merci. Il ragazzo può aver toccato con la testa o più probabilmente alzando un braccio i cavi dell’alimentazione, prendendosi una scarica da 3000 volt che lo ha folgorato. L’amico è stato portato nell’ospedale regionale di Torrette (non si sa ancora se anche lui fosse sul tetto) sotto choc, ma non è grave. Nel primo pomeriggio sul posto sono arrivati per un sopralluogo i responsabili del compartimento di Ancona di Rete Ferroviaria Italiana. Sembra che per ora nessuno dei treni sia stato sequestrato dalla magistratura.
MARINA MINELLIE LORENZO SCONOCCHINI
Trecento carri al giorno
FALCONARA – Un’area con tre fasci di binari dove i treni si smontano e rimontano come un gigantesco Lego, prima di indirizzarli alle destinazioni finali. Ecco lo scalo merci di Falconara, fondale della tragedia costata ieri la vita a Mattia Chiappa.
Il giovane graffitaro è stato trovato agonizzante tra i sei binari sul lato mare, quelli più vicini all’arenile, da dove si accede allo scalo scavalcando un muretto. Poi c’è il “fascio” del lato est, con cinque binari, e più all’interno i 12 binari del lato Villanova, da dove si dipana la direttrice romana. In tutto ci sono 23 binari, dove stazionano e transitano, secondo una media giornaliera, circa trecento vagoni carichi delle merci più disparate. Una zona di movimentazione che dovrebbe rimanere assolutamente off-limits. “L’accesso è vietato ma a volte capita di trovare qualcuno che cerca di introdursi nell’area dei binari, in genere stranieri – diceva ieri un addetto allo scalo -, qualche volta si trovano vagoni dipinti dai graffitari”.
“Era un puro, un grande incompreso”
FALCONARA – “Era un puro, mi dispiace tanto, non riesco a crederci”. Alla presidente del consorzio dei bagnini Falcomar Adriana Brandoni ci vuole qualche secondo per realizzare quanto accaduto al giovane writer. La notizia della tragica morte di Mattia Chiappa la lascia letteralmente senza fiato perché con il giovane writer falconarese i bagnini avevano avviato un proficuo e felice rapporto di collaborazione. “Pensavamo di utilizzare i graffiti come simbolo della spiaggia, come elemento caratterizzante – dice la Brandoni – ed all’inizio dell’estate scorsa avevamo anche avviato un progetto per un piccolo dépliant informativo illustrato dai disegni più belli di Mattia. Poi non se ne è fatto più nulla, però pensavamo di riprovarci nell’estate 2009”. Lui, ricorda la presidente del consorio Falcomar “era felicissimo, perché credeva sul serio a questa sua insolita e difficile attività di artista di strada”. “Era un lavoro che faceva con il cuore – prosegue – non per soldi, non per interesse, qualche che volta si faceva pagare solo il costo del materiale. In altre occasioni ha chiesto compensi minimi per lavori enormi. Era davvero una persona generosa. Si lo so ha avuto dei problemi, ma gli animi sensibili sono quelli maggiormente esposti a questo tipo di ‘inciampi’, di difficoltà”. Artista e basta, Mattia secondo la Brandoni è stato soprattutto un grande incompreso, “con la sua mentalità libera non si poteva incastrare nei giochi e nei conformismi di oggi, era una persona troppo genuina. Ormia gli eravamo tutti affezionati”. Mattia in questi ultimi mesi aveva continuato a lavorare in giro per Falconara soprattutto per committenti privati e la sua collaborazione con il Comune stava per sfociare, fra l’altro, in un progetto che avrebbe coinvolto anche i ragazzi disabili del centro “Si” di via Roma.
m.m.
L’ultima mostra al Ristorante Traiano dello zio
“Quelle faccine sui muri ci faranno compagnia”
FALCONARA – “Niente più faccine in giro. Ci farà compagnia vederle”. Sono le parole rotte dall’emozione dello zio, Andrea Chiappa, titolare insieme al socio Michele Grasso, del Ristorante Traiano dove proprio durante quest’estate Mattia aveva fatto anche una mostra esponendo gran parte dei suoi lavori. Faccine che si possono trovare un po’ in giro per la città: al Piano, in centro. Un viso visto di profilo e dal naso pronunciato. Guardandole però, si continuerà a pensare a lui. Una memoria che rimane. “Mattia era uscito al mattino presto insieme ad un amico e con la macchinetta fotografica. Dovevano fare delle foto ad alcuni lavori”. Figlio unico, adorato dai suoi genitori ed apprezzato da quanti lo conoscevano Mattia Chiappa, andando via di casa, aveva lasciato il telefonino in camera. “Per lui era un lavoro – continua lo zio -. Faceva murales su commissione. Alcuni chalet sulla spiaggia, serrande. Era una passione”. Disegni che davano allegria e colore a tutto quello che altrimenti sarebbe stato grigio e noioso. Una bravura unica tanto da essere appunto chiamato su commissione, su appuntamento. Tutti lavori che ora rimangono e inevitabilmente ci continueranno a far pensare sempre a lui ogni qual volta li vedremo. E li vedremo spesso, più volte al giorno, in più punti della città. Mattia, “Che si firmava Mat o Jassai”, era un ragazzo veramente d’oro e buono. Una qualità sempre più rara da trovare oggigiorno. Nel suo passato, c’era stato un piccolo episodio legato all’hashish. Proprio per dimostrare il suo pentimento per una parentesi che nella vita può aprirsi e subito chiudersi come fu nel suo caso, aveva deciso di scontare i domiciliari per ripensare a quel suo errore. Oggi, all’obitorio di Torrette verrà allestita la camera ardente.
Ha ottenuto l’incarico anchecon l’assenso del Comune“Cerco di abbellire il panorama urbano lanciando messaggi positivi”
Foreste e cesti di frutta, le opere del writer scomparso decorano vie e stabilimenti balneari
L’arte di “Mat” colora la città e il mare
FALCONARA – Ufficialmente “graffiti writer”, Mattia Chiappa, in arte “Mat”, era un artista vero. Certo la sua arte non era accademica e formale, ma i suoi disegni rivelavano non solo il poeta che c’era in lui, ma anche una sensibilità ed un senso del colore non proprio comuni. La sua foresta tropicale nel sottopasso di via Goito con le foglie di uno splendente verde smeraldo ricorda le selve del Doganiere Rousseau, anche se il ragazzo del pittore francese aveva mai sentito parlare. Mattia giovane artista semi-autodidatta (“ho fatto un po’ di istituto d’arte e a Bologna mi sono diplomato in aerografia” aveva spiegato l’estate scorsa anche un po’ stupito per l’interesse destato dalle sue “opere” al mare), le forme, i colori, le idee, le aveva tutte dentro di sé e quando esplodevano sui muri della città il risultato era ed è uno spettacolo magnifico fatto di allegria e di vivacità solare. Il cupo e tetro sottovia all’altezza di via Goito è stato il primo incarico “ufficiale”, con il nulla osta del Comune, poi sono seguiti altri lavori per gli stabilimenti balneari che, dall’estate scorsa hanno scelto di caratterizzarsi ciascuno con un piccolo o grande graffito. Come il bar di “Koco Beach” con un tentacolare polipo, il ristorante “Barracuda” nei pressi del cavalcavia della stazione, e il bar di “100% frutta” recentemente acquisito da Stefano Copparoni, trasformato in un enorme cesto di pesche, meloni, banane, limoni. “Cerco di abbellire la città lanciando anche messaggi positivi – aveva spiegato Mattia – quando non lavoro su richieste precise amo disegnare volti di donne, animali, ma qualche volta anche sogni o personaggi immaginari che però vengono compresi molto meno dalla gente perché questa è una città un po’ anziana”. E’ vero, il successo, l’approvazione quasi totale per Mattia sono arrivati quando ha scelto la strada del graffitiamo più decorativo e naturalistico e meno onirico. Come il gatto nero che osserva i passanti dal muro di una casa all’inizio di via Buozzi e i girasoli del negozio Era Ora dalle parti della chiesa di S.Antonio, entrambi commissionati dagli stessi proprietari dei luoghi. “Adesso – aveva raccontato – ho trovato insieme ad altri ragazzi una casa in campagna dove ho una specie di spazio mio e posso realizzare grandi pannelli, alcuni sono richieste precise di privati, altri spero di venderli in una prossima mostra che dovremmo organizzare in autunno con la collaborazione dell’amministrazione comunale”. La performance organizzata con la collaborazione del Comune era andata a monte a casa del maltempo, però Mattia ed i suoi colleghi pare avessero avuto un primo informale nulla osta per dipingere alcuni muri liberi. “In molte città europee – aveva osservato Mattia l’estate scorsa – l’arte urbana ha avuto un riconoscimento ufficiale, qui ancora no, non ha fatto presa del tutto, però mi sembra che un po’ di interesse cominci ad esserci. La città colorata è più bella, più allegra, fa sorridere”. La cronica mancanza di fondi da parte dell’amministrazione cittadina spingeva Mattia ad autogestirsi. “Cerchiamo sponsor – ci aveva detto – e per darci una veste più concreta, con un gruppo di colleghi, stiamo creando un’associazione per promuovere l’arte urbana in tutte le sue forme”.
MARINA MINELLI
La tragedia. Allo scalo merci di Villanova. Con lui un amico, ora all’ospedale sotto choc. Forse cercavano una parete da dipingere
Falconara, il writer “Mat” muore folgorato
Matteo Chiappa sale sul tetto di un treno in sosta, ucciso da una scarica di tremila volt
Il muretto della ferrovia scavalcato con due sedie
I primi soccorsi da un pescatore: «Era ferito
al collo, ho provato a rianimarlo per alcuni minuti»
di MARCO CATALANI
e ALESSIO RITUCCI
FALCONARA I murales erano la sua passione. Qualsiasi superficie sotto le sue mani si colorava e diventava arte. E probabilmente è stato il suo ultimo progetto grafico a portarlo alla morte. Mattia Chiappa, falconarese di 23 anni, conosciuto da tutti come Mat, è morto ieri mattina, folgorato da un cavo dell’alta tensione delle ferrovie. Si era arrampicato sul tetto di uno dei vagoni in sosta allo scalo merci di Villanova. Dal tetto ai cavi nemmeno un paio di metri. Con lui c’era anche un amico, ora ricoverato in stato di choc all’ospedale di Torrette. Forse Mat cercava dall’alto una nuova parete da dipingere. Forse, appassionato di fotografia, cercava un angolo che lo ispirasse per fotografare il mare. La scarica di corrente a 3000 volt non gli ha lasciato scampo. Intorno alle 10.30 Mat e l’amico, un altro writer, hanno percorso un tratto del lungomare di Villanova fino al primo sottopasso più a nord, dopodiché, con l’aiuto di due sedie sottratte da un capanno vicino, hanno scavalcato il muretto di protezione che separa la ferrovia dalla spiaggia. Proprio in quel punto, infatti, il muretto è molto più basso e quindi più facile da superare rispetto alle altre zone. Giunti in prossimità dei binari, Mat si è arrampicato su un vagone in sosta. Ma a un certo punto ha toccato uno dei cavi dell’alta tensione, che ha scaricato 3000 volt di corrente continua sul suo corpo scaraventandolo a terra da un altezza di circa due metri. L’amico ha cominciato a gridare aiuto attirando l’attenzione di un pescatore che di corsa ha scavalcato la recinzione precipitandosi vicino al corpo di Chiappa e provando a rianimarlo con massaggio cardiaco e respirazione bocca a bocca. Tutto inutile. «Ho notato una ferita sul collo del ragazzo e in un primo momento ho pensato ad un trauma da caduta – racconta il pescatore – Per questo ho provato a rianimarlo per diversi minuti. Quando ho capito che poteva essere stato folgorato ho pensato ad uno stato di morte apparente e ho tentato anche con la respirazione bocca a bocca. Quando poi ho sentito che non aveva polso ho capito che non c’era più nulla da fare». Gli uomini del 118, avvertiti dallo stesso pescatore, non hanno potuto fare altro che constatare il decesso. Il compagno di Mat in un primo momento ha raccontato che si trovavano lì per scattare delle fotografie dall’alto, affermazione però smentita dopo il ritrovamento di uno zainetto contenente una decina di bombolette spray. Sotto choc il giovane è stato portato all’ospedale di Torrette. Mat aveva raggiunto una buona notorietà per le sue realizzazioni murarie. L’estate appena trascorso lo aveva visto protagonista di numerosi disegni realizzati per gli stabilimenti balneari di Falconara. Qualche falconarese lo aveva anche reclutato per disegnare abitazioni private, come i gatti di via Buozzi o alcune attività commerciali che aveva fatto decorare le loro saracinesche. Una frattura ad un dito lo aveva tenuto fermo per qualche tempo ma pochi giorni fa era tornato all’opera regalando ad una mamma falconarese il disegno della figlia in una camera da letto.
Sale sul treno per fare una fotografia
23enne ucciso da una scarica elettrica
Secondo la ricostruzione della polizia sarebbe salito in cima a un convoglio fermo su un binario morto, e avrebbe camminato sul tetto dei vagoni per trovare la posizione migliore. Sotto choc un amico, che era con la vittima
Falconara Marittima, 12 ottobre 2008 – E’ morto per scattare una foto al mare. La vittima è un 23enne anconetano raggiunto da una scarica elettrica mortale mentre si trovava sul tetto di un vagone ferroviario.
Mattia, con un amico, era in spiaggia, in una splendida giornata di sole. A un certo punto, i due hanno deciso di raggiungere lo scalo, distante dai binari da corsa, scavalcando una recinzione. Un gioco da ragazzi, visto che la tratta, in quel punto, è proprio a ridosso del litorale.
Il giovane, secondo la ricostruzione fatta dalla polizia ferroviaria, è salito sul tetto di un vagone e ha camminato per un po’ cercando l’angolazione migliore. Probabilmente ha toccato con la testa o con un braccio i fili dell’alta tensione (la distanza tra il tetto e i fili e’ inferiore a due metri) e ha ricevuto una scarica da 3000 volt che lo ha folgorato.
L’amico è stato ricoverato nell’ospedale regionale di Torrette (non si sa ancora se anche lui fosse sul tetto), per una caduta o perché sotto choc. E’ stato lui, rimasto comunque illeso, a dare l’allarme.
Voci secondo cui i due fossero saliti sul vagone per fare uno scherzo ad altri amici o per disegnare dei graffiti, non sono state confermate.
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Liceale stroncata a diciott’anni dalla leucemia
FALCONARA – “Era bella dentro e fuori”. Una delle insegnanti la descrive così, ma non riesce a dire di più, perché è difficile per tutti pensare che Ilenia se ne è andata. Si erano lasciati a giugno con la promessa di rivedersi per l’ultimo, decisivo anno di liceo, ma Ilenia Morsucci alla fine di agosto è stata colpita da un male che non perdona e che se l’è portata via in neanche cinquanta giorni. Nonostante le cure, nonostante la sua tenacia e la sua voglia di lottare. La studentessa diciottenne (“li aveva compiuti il 29 settembre, in ospedale”, ricordano gli amici) ha chiuso gli occhi per sempre lunedì e ieri per tutto il liceo “Cambi” è stato un giorno di lutto. In classe (la V B) professori e compagni non hanno quasi avuto la forza di parlare, di commentare, di fare lezione. Solo silenzio e lacrime in attesa di uscire da scuola per l’ultimo saluto in ospedale. “Era speciale – assicura una delle insegnanti – non era brava, era eccezionale, una valutazione scolastica superlativa, la media fra il nove e il dieci e poi un carattere meraviglioso, era una persona corretta, affidabile, spontanea, sempre allegra”. E tanto generosa, dicono tutti quelli che l’hanno conosciuta. “Una così brava – prosegue l’insegnante – poteva stare sulle sue, fare la superiore, mettersi un po’ sul piedistallo e invece no, lei aiutava tutti, era disponibile, dava i suoi appunti. Credo che sia stata una delle mie migliori alunne e una delle più brave del liceo, se non proprio la più brava in assoluto dell’anno scorso”. Secondogenita di una famiglia molto unita ed affettuosa, Ilenia era anche una bella ragazza, “aveva un fisico slanciato, un bel sorriso, era un angelo”. Ma, assicurano i professori, “con una forza di volontà mostruosa”. “Fin quando ne ha avuto la forza ha studiato anche in ospedale – osserva un altro insegnante – le abbiamo mandato del materiale e lei ci ha fatto avere un po’ di compiti delle vacanze, ma le avevano detto che doveva stare tranquilla e guarire, poi tutto si sarebbe sistemato, le avremmo dato una mano, tutti l’avrebbero aiutata con il cuore, perché tutti le volevano un gran bene”. “Non studiava e basta – dice il fratello Loris – aveva tante passioni e poi faceva sport, giocava a pallavolo, l’estate scorsa aveva fatto per un mese volontariato all’istituto Bignamini ed era super disponibile con tutti”. “Voleva studiare medicina – continua Loris – aveva deciso di specializzarsi in ematologia per curare i bambini leucemici e proprio quel male l’ha portata via prima che il suo sogno potesse realizzarsi”. Sul sito della sua squadra la Star Volley Falconara c’è una bella foto che la ricorda ed un saluto all’amica ed all’atleta. Oggi alle 15 e 30 nella chiesa parrocchiale di Santa Maria Goretti del quartiere Stadio accanto alla famiglia ci saranno tutti gli amici, i compagni di classe e gli insegnanti.
Un pescatore di Villanova ha prestato i primi soccorsi
“Uno correva, l’altro era a terra”
FALCONARA – E’ stato un pescatore di Villanova a prestare i primi soccorsi a Mattia Chiappa, ma l’intervento per quanto tempestivo non è servito a nulla. E neanche l’arrivo dell’automedica di Ancona Soccorso e della Croce Gialla di Falconara, con i medici che hanno tentato di rianimarlo, è servito a salvare Mattia. “Ero qui nella zona con amici e stavamo sistemando le barche come sempre – racconta il pescatore – quando un ragazzo stravolto ed agitatissimo è venuto di corsa a chiamarci”. Le prime parole sono state ’venite, venite il mio amico sta male, è caduto da un vagone’. Era sotto choc”. I pescatori si avvicinano al muro di recinzione che separa lo scalo merci dalla spiaggetta di Villanova e guardando sotto i carri ferroviari fermi sui binari riescono a vedere un corpo steso a terra. In un attimo uno di loro salta la barriera e corre, passando fra i mezzi, perché Mattia in quel momento sembra solo svenuto. “Era steso sulla schiena – prosegue il pescatore – un po’ girato su un lato e aveva un ferita sul collo. Ho creduto che fosse senza conoscenza a causa del volo e gli ho fatto un massaggio cardiaco, poi ho pensato alla scossa e sapendo che qualche volta provoca una morte apparente ho provato con la respirazione bocca a bocca, ma non c’è stato niente da fare. Il ragazzo era già morto”. Anche i soccorritori
L’uomo quindi chiama in rapida successione il 118 e il 112 e ai Carabinieri chiede di avvisare la Polfer che c’è stato un incidente lungo lo scalo merci. “Per far fermare l’eventuale movimentazione dei vagoni merci – spiega – perché stavano arrivando anche altre persone e rischiava di essere pericoloso”. “Ho fatto quello che potevo – commenta il pescatore – il ragazzo che ha dato l’allarme aveva detto che l’amico era vivo, mi dispiace moltissimo non essere riuscito a salvarlo, ma la corrente continua a 3000 volt non perdona”.
M.M.
Trovato fra i capanni
Bombolette di vernice nello zaino
FALCONARA – E’ stato dimenticato fra due gruppi di capanni ad un centinaio di metri dall’edificio dell’ex tiro a volo, lo zainetto blu contenente gli strumenti di lavoro dei due writer che ieri mattina sono entrati nello scalo di Villanova. All’interno dello zainetto sporco di colori e di certo molto usato, c’erano ancora diverse bombolette spray, quasi tutte senza tappo di chiusura e prive anche del cappuccio “spruzzatore”. Nella taschina davanti dello zaino, invece, Mattia, o il suo misterioso amico, avevano accuratamente riposto un guanto abbastanza pesante (probabilmente usato per proteggere le mani dagli spruzzi della vernice) e tutti i cappucci delle bombolette. Lo zainetto, gettato dall’amico di Mattia nel momento in cui il ragazzo ha saltato la barriera per cercare aiuto, è rimasto lì tutta la mattina senza che nessuno se ne rendesse conto o lo collegasse al tragico fatto accaduto a pochi metri di distanza. “Ce ne siamo accorti per caso – dice uno dei pescatori della zona – poi abbiamo pensato ai due ragazzi perché scuotendolo si sentiva il rumore tipico delle bombolette spray che al loro interno hanno una pallina”. “In effetti – proseguono i pescatori – l’amico di Mattia lo deve avere lanciato quando è venuto a chiedere aiuto, ma nella concitazione del momento non ci avevamo fatto caso”.
M.M.
Matteo Chiappa, 23 anniera un noto graffitaroL’altro è sotto choc“Volevamo scattare delle foto al mare”
Era entrato con un amico nello scalo merci di Falconara. Ha toccato i cavi dell’alta tensione
Sale sopra un vagone, folgorato giovane writer
FALCONARA – Vittima di un’imprudenza o di una distrazione. O probabilmente della sua stessa passione per i graffiti che dipingeva cercando di rendere meno grigi i muri della sua città e le vite degli altri. Mattia Chiappa, 23 anni di Falconara, molto noto anche ad Ancona per il suo talento di writer, è morto ieri mattina mentre passeggiava sul tetto di un vagone in sosta nello scalo merci falconarese. Il ragazzo, che abitava con i genitori all’inizio del quartiere Villanova, deve aver toccato con la testa o con un braccio i fili dell’alta tensione che alimentano la linea ferroviaria. La scarica di corrente a 3000 volt l’ha folgorato scaraventandolo giù fino al quarto binario interno dello scalo merci. A nulla sono valsi i soccorsi prestati prima da alcuni pescatori accorsi e poi dagli uomini del 118.
La tragedia è accaduta ieri mattina intorno alle 10. Mattia era con un amico, più o meno della sua stessa età, che ha dato l’allarme e poi è stato portato al pronto soccorso in stato di choc. Il ragazzo è stato sentito come testimone dagli investigatori della Polfer, che in base al suo racconto hanno fornito una prima ricostruzione, ancora approssimativa, secondo cui i due giovani erano entrati nello scalo merci per fare delle foto invogliati dalla splendida giornata di sole. E sembra che Mattia abbia deciso di salire sul tetto del treno proprio per fare delle foto dall’alto verso il mare. Proprio per questo motivo il writer potrebbe essersi arrampicato su uno dei vagoni fermi, anche se la stessa veduta panoramica si può godere dalla poco lontana terrazza dell’ex tiro a volo, facilmente e comodamente accessibile salendo da un’ampia scala. Non è escluso neppure che Mattia avesse in mente di approfittare della bella mattinata di sole per realizzare un altro dei suoi graffiti multicolori, proprio nella zona dello scalo merci o lungo la spiaggia di Villanova, dove aveva già dipinto alcuni visi stilizzati di donne africane sui muri fin allora scrostati dei bagni pubblici. Un’ipotesi ancora tutta da confermre, ma che potrebbe essere avvalorata dal ritrovamento fra i capanni di uno zainetto contenente diverse bombolette spray, l’armamentario tipo dei wraiter. Lo zainetto, secondo la testimonianza di alcuni testimoni, sarebbe stato abbandonato dall’amico di Mattia mentre correva a chiedere aiuto. Un’altra possibilità, accennata da chi era ieri mattina in spiaggia al momento dell’incidente, è che il writer volesse controllare uno dei suoi graffiti, temendo che fosse stato rovinato e deturpato da un altro disegnatore. Quale che fosse il motivo, per i due ragazzi entrare nello scalo merci non è stato difficile perché all’altezza del primo sottopasso (lato nord), la recinzione manca del tutto e il muretto si abbassa notevolmente.
E mentre vagava sul tetto, Mattia non avrebbe avvertito la pericolosa vicinanza dei fili dell’alta tensione, che corrono a non più di due metri di altezza dall’apice dei carri merci. Il ragazzo può aver toccato con la testa o più probabilmente alzando un braccio i cavi dell’alimentazione, prendendosi una scarica da 3000 volt che lo ha folgorato. L’amico è stato portato nell’ospedale regionale di Torrette (non si sa ancora se anche lui fosse sul tetto) sotto choc, ma non è grave. Nel primo pomeriggio sul posto sono arrivati per un sopralluogo i responsabili del compartimento di Ancona di Rete Ferroviaria Italiana. Sembra che per ora nessuno dei treni sia stato sequestrato dalla magistratura.
MARINA MINELLIE LORENZO SCONOCCHINI
Trecento carri al giorno
FALCONARA – Un’area con tre fasci di binari dove i treni si smontano e rimontano come un gigantesco Lego, prima di indirizzarli alle destinazioni finali. Ecco lo scalo merci di Falconara, fondale della tragedia costata ieri la vita a Mattia Chiappa.
Il giovane graffitaro è stato trovato agonizzante tra i sei binari sul lato mare, quelli più vicini all’arenile, da dove si accede allo scalo scavalcando un muretto. Poi c’è il “fascio” del lato est, con cinque binari, e più all’interno i 12 binari del lato Villanova, da dove si dipana la direttrice romana. In tutto ci sono 23 binari, dove stazionano e transitano, secondo una media giornaliera, circa trecento vagoni carichi delle merci più disparate. Una zona di movimentazione che dovrebbe rimanere assolutamente off-limits. “L’accesso è vietato ma a volte capita di trovare qualcuno che cerca di introdursi nell’area dei binari, in genere stranieri – diceva ieri un addetto allo scalo -, qualche volta si trovano vagoni dipinti dai graffitari”.
“Era un puro, un grande incompreso”
FALCONARA – “Era un puro, mi dispiace tanto, non riesco a crederci”. Alla presidente del consorzio dei bagnini Falcomar Adriana Brandoni ci vuole qualche secondo per realizzare quanto accaduto al giovane writer. La notizia della tragica morte di Mattia Chiappa la lascia letteralmente senza fiato perché con il giovane writer falconarese i bagnini avevano avviato un proficuo e felice rapporto di collaborazione. “Pensavamo di utilizzare i graffiti come simbolo della spiaggia, come elemento caratterizzante – dice la Brandoni – ed all’inizio dell’estate scorsa avevamo anche avviato un progetto per un piccolo dépliant informativo illustrato dai disegni più belli di Mattia. Poi non se ne è fatto più nulla, però pensavamo di riprovarci nell’estate 2009”. Lui, ricorda la presidente del consorio Falcomar “era felicissimo, perché credeva sul serio a questa sua insolita e difficile attività di artista di strada”. “Era un lavoro che faceva con il cuore – prosegue – non per soldi, non per interesse, qualche che volta si faceva pagare solo il costo del materiale. In altre occasioni ha chiesto compensi minimi per lavori enormi. Era davvero una persona generosa. Si lo so ha avuto dei problemi, ma gli animi sensibili sono quelli maggiormente esposti a questo tipo di ‘inciampi’, di difficoltà”. Artista e basta, Mattia secondo la Brandoni è stato soprattutto un grande incompreso, “con la sua mentalità libera non si poteva incastrare nei giochi e nei conformismi di oggi, era una persona troppo genuina. Ormia gli eravamo tutti affezionati”. Mattia in questi ultimi mesi aveva continuato a lavorare in giro per Falconara soprattutto per committenti privati e la sua collaborazione con il Comune stava per sfociare, fra l’altro, in un progetto che avrebbe coinvolto anche i ragazzi disabili del centro “Si” di via Roma.
m.m.
L’ultima mostra al Ristorante Traiano dello zio
“Quelle faccine sui muri ci faranno compagnia”
FALCONARA – “Niente più faccine in giro. Ci farà compagnia vederle”. Sono le parole rotte dall’emozione dello zio, Andrea Chiappa, titolare insieme al socio Michele Grasso, del Ristorante Traiano dove proprio durante quest’estate Mattia aveva fatto anche una mostra esponendo gran parte dei suoi lavori. Faccine che si possono trovare un po’ in giro per la città: al Piano, in centro. Un viso visto di profilo e dal naso pronunciato. Guardandole però, si continuerà a pensare a lui. Una memoria che rimane. “Mattia era uscito al mattino presto insieme ad un amico e con la macchinetta fotografica. Dovevano fare delle foto ad alcuni lavori”. Figlio unico, adorato dai suoi genitori ed apprezzato da quanti lo conoscevano Mattia Chiappa, andando via di casa, aveva lasciato il telefonino in camera. “Per lui era un lavoro – continua lo zio -. Faceva murales su commissione. Alcuni chalet sulla spiaggia, serrande. Era una passione”. Disegni che davano allegria e colore a tutto quello che altrimenti sarebbe stato grigio e noioso. Una bravura unica tanto da essere appunto chiamato su commissione, su appuntamento. Tutti lavori che ora rimangono e inevitabilmente ci continueranno a far pensare sempre a lui ogni qual volta li vedremo. E li vedremo spesso, più volte al giorno, in più punti della città. Mattia, “Che si firmava Mat o Jassai”, era un ragazzo veramente d’oro e buono. Una qualità sempre più rara da trovare oggigiorno. Nel suo passato, c’era stato un piccolo episodio legato all’hashish. Proprio per dimostrare il suo pentimento per una parentesi che nella vita può aprirsi e subito chiudersi come fu nel suo caso, aveva deciso di scontare i domiciliari per ripensare a quel suo errore. Oggi, all’obitorio di Torrette verrà allestita la camera ardente.
Ha ottenuto l’incarico anchecon l’assenso del Comune“Cerco di abbellire il panorama urbano lanciando messaggi positivi”
Foreste e cesti di frutta, le opere del writer scomparso decorano vie e stabilimenti balneari
L’arte di “Mat” colora la città e il mare
FALCONARA – Ufficialmente “graffiti writer”, Mattia Chiappa, in arte “Mat”, era un artista vero. Certo la sua arte non era accademica e formale, ma i suoi disegni rivelavano non solo il poeta che c’era in lui, ma anche una sensibilità ed un senso del colore non proprio comuni. La sua foresta tropicale nel sottopasso di via Goito con le foglie di uno splendente verde smeraldo ricorda le selve del Doganiere Rousseau, anche se il ragazzo del pittore francese aveva mai sentito parlare. Mattia giovane artista semi-autodidatta (“ho fatto un po’ di istituto d’arte e a Bologna mi sono diplomato in aerografia” aveva spiegato l’estate scorsa anche un po’ stupito per l’interesse destato dalle sue “opere” al mare), le forme, i colori, le idee, le aveva tutte dentro di sé e quando esplodevano sui muri della città il risultato era ed è uno spettacolo magnifico fatto di allegria e di vivacità solare. Il cupo e tetro sottovia all’altezza di via Goito è stato il primo incarico “ufficiale”, con il nulla osta del Comune, poi sono seguiti altri lavori per gli stabilimenti balneari che, dall’estate scorsa hanno scelto di caratterizzarsi ciascuno con un piccolo o grande graffito. Come il bar di “Koco Beach” con un tentacolare polipo, il ristorante “Barracuda” nei pressi del cavalcavia della stazione, e il bar di “100% frutta” recentemente acquisito da Stefano Copparoni, trasformato in un enorme cesto di pesche, meloni, banane, limoni. “Cerco di abbellire la città lanciando anche messaggi positivi – aveva spiegato Mattia – quando non lavoro su richieste precise amo disegnare volti di donne, animali, ma qualche volta anche sogni o personaggi immaginari che però vengono compresi molto meno dalla gente perché questa è una città un po’ anziana”. E’ vero, il successo, l’approvazione quasi totale per Mattia sono arrivati quando ha scelto la strada del graffitiamo più decorativo e naturalistico e meno onirico. Come il gatto nero che osserva i passanti dal muro di una casa all’inizio di via Buozzi e i girasoli del negozio Era Ora dalle parti della chiesa di S.Antonio, entrambi commissionati dagli stessi proprietari dei luoghi. “Adesso – aveva raccontato – ho trovato insieme ad altri ragazzi una casa in campagna dove ho una specie di spazio mio e posso realizzare grandi pannelli, alcuni sono richieste precise di privati, altri spero di venderli in una prossima mostra che dovremmo organizzare in autunno con la collaborazione dell’amministrazione comunale”. La performance organizzata con la collaborazione del Comune era andata a monte a casa del maltempo, però Mattia ed i suoi colleghi pare avessero avuto un primo informale nulla osta per dipingere alcuni muri liberi. “In molte città europee – aveva osservato Mattia l’estate scorsa – l’arte urbana ha avuto un riconoscimento ufficiale, qui ancora no, non ha fatto presa del tutto, però mi sembra che un po’ di interesse cominci ad esserci. La città colorata è più bella, più allegra, fa sorridere”. La cronica mancanza di fondi da parte dell’amministrazione cittadina spingeva Mattia ad autogestirsi. “Cerchiamo sponsor – ci aveva detto – e per darci una veste più concreta, con un gruppo di colleghi, stiamo creando un’associazione per promuovere l’arte urbana in tutte le sue forme”.
MARINA MINELLI
La tragedia. Allo scalo merci di Villanova. Con lui un amico, ora all’ospedale sotto choc. Forse cercavano una parete da dipingere
Falconara, il writer “Mat” muore folgorato
Matteo Chiappa sale sul tetto di un treno in sosta, ucciso da una scarica di tremila volt
Il muretto della ferrovia scavalcato con due sedie
I primi soccorsi da un pescatore: «Era ferito
al collo, ho provato a rianimarlo per alcuni minuti»
di MARCO CATALANI
e ALESSIO RITUCCI
FALCONARA I murales erano la sua passione. Qualsiasi superficie sotto le sue mani si colorava e diventava arte. E probabilmente è stato il suo ultimo progetto grafico a portarlo alla morte. Mattia Chiappa, falconarese di 23 anni, conosciuto da tutti come Mat, è morto ieri mattina, folgorato da un cavo dell’alta tensione delle ferrovie. Si era arrampicato sul tetto di uno dei vagoni in sosta allo scalo merci di Villanova. Dal tetto ai cavi nemmeno un paio di metri. Con lui c’era anche un amico, ora ricoverato in stato di choc all’ospedale di Torrette. Forse Mat cercava dall’alto una nuova parete da dipingere. Forse, appassionato di fotografia, cercava un angolo che lo ispirasse per fotografare il mare. La scarica di corrente a 3000 volt non gli ha lasciato scampo. Intorno alle 10.30 Mat e l’amico, un altro writer, hanno percorso un tratto del lungomare di Villanova fino al primo sottopasso più a nord, dopodiché, con l’aiuto di due sedie sottratte da un capanno vicino, hanno scavalcato il muretto di protezione che separa la ferrovia dalla spiaggia. Proprio in quel punto, infatti, il muretto è molto più basso e quindi più facile da superare rispetto alle altre zone. Giunti in prossimità dei binari, Mat si è arrampicato su un vagone in sosta. Ma a un certo punto ha toccato uno dei cavi dell’alta tensione, che ha scaricato 3000 volt di corrente continua sul suo corpo scaraventandolo a terra da un altezza di circa due metri. L’amico ha cominciato a gridare aiuto attirando l’attenzione di un pescatore che di corsa ha scavalcato la recinzione precipitandosi vicino al corpo di Chiappa e provando a rianimarlo con massaggio cardiaco e respirazione bocca a bocca. Tutto inutile. «Ho notato una ferita sul collo del ragazzo e in un primo momento ho pensato ad un trauma da caduta – racconta il pescatore – Per questo ho provato a rianimarlo per diversi minuti. Quando ho capito che poteva essere stato folgorato ho pensato ad uno stato di morte apparente e ho tentato anche con la respirazione bocca a bocca. Quando poi ho sentito che non aveva polso ho capito che non c’era più nulla da fare». Gli uomini del 118, avvertiti dallo stesso pescatore, non hanno potuto fare altro che constatare il decesso. Il compagno di Mat in un primo momento ha raccontato che si trovavano lì per scattare delle fotografie dall’alto, affermazione però smentita dopo il ritrovamento di uno zainetto contenente una decina di bombolette spray. Sotto choc il giovane è stato portato all’ospedale di Torrette. Mat aveva raggiunto una buona notorietà per le sue realizzazioni murarie. L’estate appena trascorso lo aveva visto protagonista di numerosi disegni realizzati per gli stabilimenti balneari di Falconara. Qualche falconarese lo aveva anche reclutato per disegnare abitazioni private, come i gatti di via Buozzi o alcune attività commerciali che aveva fatto decorare le loro saracinesche. Una frattura ad un dito lo aveva tenuto fermo per qualche tempo ma pochi giorni fa era tornato all’opera regalando ad una mamma falconarese il disegno della figlia in una camera da letto.
Sale sul treno per fare una fotografia
23enne ucciso da una scarica elettrica
Secondo la ricostruzione della polizia sarebbe salito in cima a un convoglio fermo su un binario morto, e avrebbe camminato sul tetto dei vagoni per trovare la posizione migliore. Sotto choc un amico, che era con la vittima
Falconara Marittima, 12 ottobre 2008 – E’ morto per scattare una foto al mare. La vittima è un 23enne anconetano raggiunto da una scarica elettrica mortale mentre si trovava sul tetto di un vagone ferroviario.
Mattia, con un amico, era in spiaggia, in una splendida giornata di sole. A un certo punto, i due hanno deciso di raggiungere lo scalo, distante dai binari da corsa, scavalcando una recinzione. Un gioco da ragazzi, visto che la tratta, in quel punto, è proprio a ridosso del litorale.
Il giovane, secondo la ricostruzione fatta dalla polizia ferroviaria, è salito sul tetto di un vagone e ha camminato per un po’ cercando l’angolazione migliore. Probabilmente ha toccato con la testa o con un braccio i fili dell’alta tensione (la distanza tra il tetto e i fili e’ inferiore a due metri) e ha ricevuto una scarica da 3000 volt che lo ha folgorato.
L’amico è stato ricoverato nell’ospedale regionale di Torrette (non si sa ancora se anche lui fosse sul tetto), per una caduta o perché sotto choc. E’ stato lui, rimasto comunque illeso, a dare l’allarme.
Voci secondo cui i due fossero saliti sul vagone per fare uno scherzo ad altri amici o per disegnare dei graffiti, non sono state confermate.
stanno graffitando per mat nel sottopassaggio di palombina…jassai
ciao mat…non si può imprigionare 1spirito libero…
ciao mat…grazie di tutto
non ti dimenticherò mai
sandra..Missa