"DALL’AERCA A COP 15: LA TERRA TUA AMALA E DIFENDILA", questa è la frase dello striscione che noi attivisti del CSA Kontatto e dell’Assemblea Permanente No Centrali API abbiamo appeso sabato pomeriggio, non solo come segno di solidarietà attiva e di vicinanza verso i nostri compagni che in questo momento stanno portando la nostra battaglia nelle strade di Copenhagen, ma anche per testimoniare quanto la richiesta di giustizia climatica sia l’unico imprescindibile fondamento alla base di una società veramente democratica.
La concentrazione di produzione energetica nell’AERCA, imposta ai suoi abitanti da una ben nota multinazionale e dai governi (nazionali e locali) va proprio nella direzione opposta: giustizia climatica significa riprendere il controllo del proprio territorio, delle scelte che su di esso vengono prese ed in ultima istanza riacquistare il controllo delle proprie vite. Senza questo fondamento basilare, anche la tanto acclamata “green economy” appare come il restyling di un sistema che ad oggi non è ancora riuscito a tradurre in pratica un passo minimo come il protocollo di Kyoto. Per questo siamo a Copenhagen, perchè questa è da molti anni la nostra battaglia.
In ultimo vogliamo esprimere tutta la nostra preoccupazione in merito agli aggiornamenti che continuano ad arrivarci in queste ore: ancora una volta arresti preventivi, perquisizioni ossessive e continue, ostentata militarizzazione della città da parte delle forze dell’ordine della capitale danese.
“L’unica cosa da arrestare è il cambiamento climatico” recitava uno striscione della delegazione italiana esposto sabato mattina mentre richiedevano il rilascio dei sette manifestanti italiani fermati. Eppure, purtroppo, ancora una volta le istanze globali – come appunto i futuri scenari climatici – vengono trattate (e represse) come semplici problemi di ordine pubblico. Ad ulteriore conferma del fatto che la richiesta di giustizia climatica sia una richiesta di libertà.