…sabato 2giugno dancehall reggae con
hotta faya e goodie goodie sound dancehall vibes (genova)
+ dj shumy rebel music
..continua per info sul 9 giugno a roma, la giornata dell'indignazione, che vedrà le Comunità Resistenti delle Marche mobilitate per la manifestazione….
…scarica e diffondi il volantino distribuito dalle realtà falconaresi…
http://www.kontatto.info/blog/g/nobush.jpg
9 giugno tutti a Roma No Bush-No War Day…
…la giornata dell'indignazione: BUSH VA CACCIATO, IL GOVERNO VA FERMATO…
Contro la guerra globale permanente di Bush, contro l’interventismo militare del governo Prodi
Adesione: 9giugnonobush@libero.it
Il presidente Usa, George Bush verrà in Italia il 9 giugno, su invito del governo Prodi per ribadire in questo modo la convinta alleanza militare e politica dell’Italia con gli Stati Uniti. Oggi il presidente Bush ha contro la maggioranza del popolo degli Stati Uniti ma mantiene l’appoggio delle lobbies militari, petrolifere e dell’industria delle armi. Bush è l’estremo interprete della volontà di egemonia mondiale delle classi dominanti statunitensi, volontà che porta da decenni gli USA, indipendentemente dall’alternanza dei governi, ad intervenire militarmente ovunque, con truppe, colpi di stato, stragi e attentati.
Questa volontà di dominio, che fa della guerra una vera e propria strategia politica con la capacità di esportare conflitti dall’Africa all’Asia, dall’America latina alla stessa Europa (Balcani), produce sudditanza politica e culturale.
In Italia la destra considera Bush il proprio punto di riferimento ma anche il governo Prodi, eletto grazie anche ai voti del movimento no-war "senza se e senza ma", è orgoglioso dell’alleanza con tale amministrazione e si prepara a ricevere in pompa magna il presidente Usa a Roma. Questa subordinazione caratterizza anche l’organica politica di intervento militare che il governo Prodi sta praticando, sia pure nella versione "multilaterale", cioè "concertata" con le altre potenze. Un’internità alla logica della guerra che spinge a mantenere le truppe in Afghanistan, che ha aumentato vistosamente le spese militari (+13% nella Finanziaria), che vuole imporre a popolazioni unite nell’opposizione, nuove basi militari come a Vicenza (ma anche a Cameri e in altri luoghi in via di ampliamento), che partecipa alla costruzione di micidiali armi come l’aereo da guerra F35 o lo Scudo missilistico, e conserva le bombe atomiche disseminate nel nostro territorio, come a Ghedi e Aviano.
E’ questa subordinazione, politica e culturale, che ha abbandonato una delle esperienza più limpide del pacifismo italiano, quella di Emergency, tradita e sacrificata al governo Kharzai e ai suoi servizi segreti che detengono illecitamente Rahmatullah Hanefi.
Ma la guerra è guerra indipendentemente dalle bandiere usate per condurla e va ripudiata, come il militarismo governativo, che ha riconfermato o promosso le missioni belliche.
Per questo, come tanti e tante in tutto il pianeta e in mille forme, ci prepariamo ad accogliere Bush come si accoglie un vero e proprio guerrafondaio.
Lo facciamo per i torturati di Guantanamo, per i bruciati vivi di Falluja, per i deportati, per quelli rinchiusi nei campi di concentramento in mezzo mondo. Ma lo facciamo anche per dire che esiste un’altra Italia.
Un’Italia che vive già in un altro mondo possibile e concreto. E’ quella dei movimenti che si battono contro le basi militari, contro la devastazione ambientale, per i diritti sociali, contro i cpt. Che si batte contro la privatizzazione dell’acqua e la rapina dei beni comuni, contro le spese militari e il riarmo globale.
Il 9 giugno quindi è un giorno importante per la ripresa del cammino del movimento no war nel nostro paese.
Vogliamo il ritiro delle truppe italiane da tutti i fronti di guerra, Afghanistan in primis, la chiusura delle basi militari USA e NATO, la restituzione di quei luoghi alle popolazioni per usi civili, per giungere all’uscita dell’Italia dalle alleanze militari.
Esigiamo la rimozione dal territorio nazionale degli ordigni nucleari e delle armi di distruzione di massa. Diciamo basta alle spese militari, rifiutando lo Scudo missilistico e i nuovi aerei da guerra, affinchè le decine di miliardi di euro vengano usati per la scuola e la sanità pubblica, per i servizi sociali, per il miglioramento ambientale, per il lavoro e il sistema previdenziale pubblico.
Pretendiamo che il governo Prodi ottenga l’immediata liberazione di Hanefi e restituisca ad Emergency il suo ruolo meritorio in Afghanistan.
Proponiamo che la mobilitazione del movimento no-war – che ha già tre tappe importanti: la manifestazione contro la progettata base militare a Novara il 19 maggio oltre a quelle di Aviano e Sigonella; le Carovane contro la guerra, che arriveranno a Roma il 2 giugno per protestare contro la parata militare sui Fori Imperiali; la mobilitazione europea contro il G8 di Rostock-Heiligendamm – culmini il 9 giugno una grande mobilitazione popolare a Roma che faccia sentire a Bush e Prodi l’avversione nei confronti delle guerre e delle corse agli armamenti, che dichiari il Presidente USA ospite non gradito e faccia sentire a Prodi il ripudio della guerra e del militarismo. Così come recita l’articolo 11 della Costituzione.
Ci uniamo alla popolazione di Vicenza per ribadire a Bush la più chiara determinazione e la più netta opposizione possibile a non consentire la costruzione della base Dal Molin.
Inoltre lanciamo fin da subito la campagna perchè sia garantita la possibilità a tutti coloro che vorranno manifestare di raggiungere Roma in treno. Invitiamo tutti a Roma, il 18 maggio alle ore 16.30 presso la facoltà di Lettere dell’Università di Roma per discutere di questo appello e preparare insieme una mobilitazione e un grande corteo popolare per il 9 giugno.
Associazioni, reti
Action-diritti in movimento, Associazione Sinistra Critica, Bastaguerra-Roma, Circolo Arci Agorà-Pisa, Campagna per la smilitarizzazione di Sigonella, Confederazione Cobas, Confederazione Unitaria di Base, Coordinamento Collettivi universitari La Sapienza, Collettivi universitari Roma 3, Collettivo studentesco T. Muntzer-To, Comunità Resistenti delle Marche, Disarmiamoli, Donne in Nero-Tuscia, Forum Palestina, Global Meeting Network (cso pedro – padova, CopyRiot Café – padova, cso rivolta – marghera, cso morion – venezia, capannone sociale – vicenza, s.o.a. arcadia – schio, cantieri di montecioRock – vicenza, ubik lab– treviso, cso bruno – trento, rete studenti – trento, cso crocevia alessandria, csoa gabrio – torino, cso terra di nessuno – genova, cso cantiere – milano, casa loca – milano, cs tpo – bologna, lab.occ. paz – rimini, cs fuoricontrollo – monselice, s.p.a.m. – parma, lab. aq16 – reggio emilia, rete degli spazi sociali – venezia giulia, esc atelier occupato – roma, astra19 – roma, lab. insurgencia – napoli, lab. diana – salerno, Movimento antagonista toscano, Ass. difesa lavoratori, tutte le sedi di YaBasta ) I Corvi, Laboratorio di resistenza alla guerra, Laboratorio studentesco di Salerno, Mondo senza guerre, Officina comunista, Partito comunista dei lavoratori, Partito Umanista, Rivista Erre, Rete dei Comunisti, UniRiot (Roma, Napoli, Bologna, Torino), Coordinamento dei collettivi – pisa
Firme individuali:
Cinzia Bottene, Olol Jackson (Presidio permanente No Dal Molin), Sandro Bianchi, Giorgio Cremaschi, Mimmo Rizzuti (Rete28Aprile), Mauro Bulgarelli, Franco Turigliatto, Fernando Rossi (senatori), Vauro, Tommaso Di Francesco, Luigia Pasi, Margherita Recaldini (Sdl Intercategoriale), Piero Maestri (Guerre&Pace), Norma Bertullacelli (Centro ligure documentazione pace), Nella Ginatempo, Melo Franchina, Doretta Cocchi (Bastaguerra Firenze)
Adesione: 9giugnonobush@libero.it
BLOCK G8 VERSO ROSTOCK 2007
http://www.globalproject.info/art-11919.html
No Bush-No War Day
Contro la guerra permanente di Bush
Contro l’interventismo militare del governo italiano
Si terrà sabato 9 giugno il corteo convocato a Roma da un’ampia coalizione di reti, associazioni, sindacati di base, centri sociali forze politiche che hanno promosso il “No Bush-No War Day”. La manifestazione partirà alle ore 15 da piazza della Repubblica per arrivare fino a piazza Navona. Si tratta di un primo importante risultato che consente di affermare il diritto all’agibilità politica del centro di Roma anche nel giorno della venuta di Bush. Non ci saranno quindi né “zone rosse” né blindature della città.
Sarà una manifestazione partecipata e popolare, pacifica e determinata, fortemente unitaria vista la pluralità di forze e di culture che ha saputo finora raccogliere – già oltre 200 le adesioni – e aperta a ogni tipo di contributo. Lo si evince dal tipo stesso di piattaforma – “contro la guerra permanente di Bush e contro l’interventismo militare del governo Prodi” – che raccoglie quanto seminato dal movimento contro la guerra degli ultimi anni. Un movimento che si è sempre trovato unito nel chiedere il ritiro delle truppe italiane dai fronti di guerra, che ha sempre contrastato l’aumento delle spese militari, che recentemente si è stretto attorno a Emergency continuando a chiedere la liberazione di Hanefi. Un movimento solidale con il popolo palestinese e con il suo diritto alla terra dopo quarant’anni di occupazione israeliana. Un movimento che contrasta l’avallo italiano allo scudo missilistico USA e che il 17 febbraio scorso ha manifestato compatto contro la decisione del governo italiano di autorizzare il raddoppio della base Usa a Vicenza.
Pensare che un movimento che si riconosce contro la guerra “senza se e senza ma”, possa separare le responsabilità dell’amministrazione statunitense da quelle del governo del proprio paese, significa consegnarsi a un’idealità antiguerra in grado di riconoscere le responsabilità dell’unilateralismo armato ma muto di fronte alla guerra quando questa diventa multilaterale.
Del resto, la stessa, recente, scelta del parlamento italiano di dare il via libera, senza nemmeno una votazione, al rafforzamento della missione in Afghanistan con l’invio di nuovi armamenti offensivi, dimostra la crucialità delle responsabilità italiane sullo scacchiere della guerra globale.
La piattaforma che indice il corteo del 9 è incentrata su questi temi: per questo è di per sé unitaria perché parla il linguaggio del movimento. Per queste ragioni la discuteremo nei prossimi giorni, a livello locale e nazionale, con chiunque ci si voglia confrontare seriamente e nel merito. Organizzeremo assemblee, dibattiti, forum e confronti nel migliore spirito che proviene dall’esperienza dei movimenti di massa di questi anni e con la convinzione che non ci siano rivendicazioni immediate più efficaci di queste per rilanciare il movimento contro la guerra come dimostra anche l’esperienza autorganizzata della Carovana contro la guerra. Organizzeremo comitati unitari con l’auspicio che restino sui territori anche dopo il 9 giugno per dare sostanza reale al movimento e farlo fuoriuscire dal solo coordinamento di soggettività organizzate.
Manifesteremo in tanti, dunque, contro Bush e le politiche di guerra del governo italiano: invitiamo tutti e tutte a partecipare a questo corteo; altre polemiche non ci interessano.
Altri vogliono manifestare su una piattaforma diversa che non contempli nessun riferimento al governo italiano: si tratta di una divergenza che non può essere nascosta vista la sua rilevanza; una divergenza che si manifesta negli obiettivi che perseguiamo: il ritiro immediato dall’Afghanistan, la revoca del Dal Molin, la revoca dello Scudo spaziale, la revoca degli F35, il taglio delle spese militari a favore di quelle sociali.
Vogliamo infine che sia garantita la piena agibilità politica a Roma ma anche nella preparazione dei giorni precedenti. Crediamo che debba essere garantito il diritto a manifestare senza limitazioni già a partire dalle città da cui si prepara la mobilitazione. Per questo chiederemo con forza nei prossimi giorni alle Ferrovie italiane, e alle autorità politiche competenti, di farsene garanti.
Nel paese dei privilegi e dei costi della politica che sia almeno concesso il diritto di partecipare a una manifestazione nazionale.
“Contro la guerra globale permanente di Bush, contro l’interventismo militare del governo Prodi”.
Inizia così il documento che lancia la grande manifestazione che si svolgerà il 9 giugno a Roma, in occasione della visita del presidente USA guerrafondaio e criminale di guerra, George Bush.
La presenza di Bush a Roma sarà immediatamente successiva allo svolgimento del vertice G8 a Rostock, nel quale i capi di governo dei maggiori paesi imperialisti decideranno le nuove strategie economiche e politiche grazie alle quali mantengono fermamente la rotta dell’odierna economia capitalistica neoliberista e globalizzata.
Quella globalizzazione che porta da anni,ed oggi più che mai, alla nascita di guerre ed occupazioni di interi paesi ai danni delle popolazioni più povere e deboli; globalizzazione che obbliga milioni e milioni di persone a lasciare la propria terra con la speranza di trovare una vita dignitosa e serena in Europa o in America e che invece vedono trasformare questa speranza nella triste realtà dell’emarginazione, del razzismo e dello sfruttamento che imperano nel ‘mondo libero’.
L’Italia è fra le potenze più presenti all’estero in missioni che cerca di camuffare da anni,e in maniera imbarazzante, come ‘doveri umanitari’(!); ma che sono semplicemente azioni di guerra ed occupazioni di paesi sovrani, in barba all’articolo 11 della Costituzione.
Ed è proprio per ribadire la volontà di continuare l’alleanza politica e militare con gli Stati Uniti che Prodi ha invitato il boia Bush a Roma.
D’altra parte non ce ne sarebbe neanche stato bisogno poiché la predisposizione del governo italiano a perseverare la politica interventista è segnata da molti scelte fatte negli ultimi mesi: dal mantenimento delle truppe in Afghanistan, dall’aumento vistoso della spesa militare (+13% nella Finanziaria), all’imposizione di nuove basi militari statunitensi ad intere popolazioni, che vogliono decidere del proprio territorio, come è successo Vicenza (ma anche a Cameri e in altri luoghi in via di ampliamento);dalla partecipazione alla produzione e all'acquisto di micidiali armi come l’aereo da guerra F35 o lo Scudo missilistico, al fatto, ormai accertato che il territorio italiano ‘ospita’ ben 90 bombe atomiche (presenti nella base NATO di Aviano e nella base dell'aviazine italiana(!) di Ghedi Torre(Brescia)) in flagrante contravvenzione del Trattato di non proliferazione degli armamenti nucleari. Altro che rottura con le politiche berlusconiane!!
Il governo Prodi si inserisce a pieno titolo nel novero di quegli stati che attraverso il militarismo e l'interventismo – come testimoniano i precedenti interventi nei Balcani o più recenti in Libano – si vogliono collocare tra i protagonisti della scena internazionale, continuando ad ingannare la popolazione facendosi baluardo dei valori democratici e della 'solidarietà internazionale'; quando invece continua ad essere responsabile insieme all'alleato americano dell morte e dell'oppressione di interi popoli!
E nulla cambia la 'gestione multilaterale' della guerra ovvero concertata con le altre potenze globali, che il centro sinistra sbandiera come elemento di novità.
I movimenti pacifisti e per una globalizzazione dei diritti e non dello sfruttamento rivendicano invece da tempo il ritiro delle truppe italiane da tutti i fronti di guerra, la chiusura delle basi militari USA e NATO, la restituzione di quei luoghi alle popolazioni per usi civili, fino ad arrivare all’uscita dell’Italia dalle alleanze militari.
Esigiamo la rimozione dal territorio nazionale degli ordigni nucleari e delle armi di distruzione di massa. Diciamo basta alle spese militari, rifiutando lo Scudo missilistico e i nuovi aerei da guerra, affinchè le decine di miliardi di euro vengano usati per la scuola e la sanità pubblica, per i servizi sociali, per il miglioramento ambientale, per il lavoro e il sistema previdenziale pubblico.
Per questo già da questi giorni si stanno organizzando anche dalle Marche treni speciali per far si che quella del 9 giugno sia una grande manifestazione di massa con la quale urlare in maniera sempre più forte la contrarietà alla guerra e il sostegno alle politiche di pace per tutti i popoli!!
COLLETTIVO25OHM-CSA KONTATTO
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