QUESTA SETTIMANA @ CRITICAL MARKET: DO IT YOUR BAG!!(CORSO DI AUTOPRODUZIONE DI BORSE RICICLANDO I COPERTONI DELLE RUOTE)
SMONTA LE RUOTE DELLA TUA AUTO (O DI QUELLA DEL TUO VICINO!)E VIENI AL KONTATTO A COSTRUIRCI UNA BORSA!!!
(a parte gli scherzi le ruote ce le mettiamo noi!)
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Il
pensiero della differenza
Appunti sparsi dal
Critical Market – consumare criticamente
ogni mercoledì dalle
18:30 in poi presso il C.s.a Kontatto – Falconara
Il Critical Market nasce dalla consapevolezza politica che oggi è sempre più urgente rispondere alla sfrenata e inarrestabile globalizzazione malata a cui stiamo assistendo, con la costruzione di momenti di economia informale ed autogestita. I prodotti che vengono venduti o scambiati durante il Critical Market sono il risultato del lavoro di contadine/i che conosciamo personalmente e con i quali viviamo la costruzione di momenti di reciprocità. Chi non ha la terra ed è costretto a comprare la maggior parte dei suoi beni di consumo è oggi il punto nevralgico della speculazione dei mercati.
Per contribuire alla difesa dei beni comuni quali il suolo, l’acqua, l’ambiente è necessario rispettare i criteri di biodiversità e gestione ecologica dei beni che appunto acquistiamo. Il Critical Market basa la sua esistenza su questo: responsabilità da parte dei produttori che hanno scelto di abbracciare la coltivazione non convenzionale (biologica, permacoltura) e dei consumatori che scelgono di valorizzare e sostenere con le proprie scelte di acquisto il lavoro dei contadini. Il Critical Market promuove una chiave di lettura delle problematiche ambientali partendo dal locale per collegarsi al globale. L’agricoltura mondiale sta vivendo una crisi di sistema che pochi conoscono e di cui poco si parla. Un esempio su tutti è la lotta che sta portando avanti Vandana Shiva contro la crisi dei contadini indiani. L’agricoltura indiana sta vivendo una situazione di grande difficoltà sia sul piano ecologico che su quello umano; il risultato lo si può misurare con il numero elevato di suicidi fra i contadini. Questi si tolgono la vita perché non riescono a far fronte ai debiti accumulati per l’aumento dei costi dei sistemi di produzione non sostenibili (agricoltura industriale) e per il crollo del prezzo dei prodotti agricoli dovuto all’adozione di politiche di libero mercato. Vandana Shiva spiega molto bene questo fenomeno: "La non-sostenibilità economica ed ecologica della produzione agricola si articola su tre fondamentali elementi. In primo luogo l’uso di sementi costose e non rinnovabili, che non possono essere messe da parte e utilizzate per la semina successiva e determinano quindi una nuova voce di spesa per i contadini. Questi semi inoltre sono poco sperimentati e inaffidabili, avendo avuto accesso al mercato solo con sistemi di autocertificazione. Alle sementi si aggiunge il problema degli additivi chimici, che comportano ulteriori spese per gli agricoltori e lasciano il suolo in condizioni più povere e fragili, rendendo più vulnerabili anche i raccolti. Infine, la tendenza a destinare i campi a monocolture è un altro fattore di rischio, in quanto crea una maggiore esposizione delle piantagioni ai parassiti, alle malattie e alle conseguenze dei cambiamenti climatici".
Il pensiero della differenza si concretizza nella nostra scelta di consumare prodotti che non derivano dall’agricoltura industriale. Tutti i modi altri di fare economia, dai mercati locali, alla vendita diretta, rafforzano quei meccanismi che riescono ad accorciare i circuiti di distribuzione, aumentando le entrate dei contadini senza appesantire i costi per i consumatori con l’effetto di eliminare i grandi profitti dell’agrobusiness.
"La globalizzazione economica si configura come una nuova forma di “enclosure of the commons”, la recinzione delle terre comuni britanniche, come una privatizzazione imposta attraverso atti di violenza e dislocazioni forzate. Anziché generare abbondanza, questa privatizzazione subordinata al profitto produce nuove esclusioni, nuove espulsioni e maggiore povertà. Non solo, ma trasformando in merce ogni risorsa e forma di vita, essa depriva anche i popoli e le specie viventi dei loro fondamentali
diritti in termini di spazio ecologico, culturale, economico e politico. La proprietà privata dei ricchi torna così a fondarsi su una rapina ai danni dei poveri. Le privatizzazioni si traducono in un esproprio delle risorse pubbliche e dei beni comuni dei soggetti più poveri, che si ritrovano a essere economicamente, politicamente e culturalmente depauperati" (Vandana Shiva).
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nEXt tO CoMe @CSAkONTATTO sAb 31 lUGliO "ASADO ARGENTINO" CeNA SoCIAle!!!
PER INFO&PRENOTAZIONI: 3664428036
"17 ANNI DI AUTOGESTIONE NON SI (S)VENDONO"